I Gaznevada rileggono il cult ’Sick Soundtrack’

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L’occasione è stata, lo scorso marzo, un incontro nelle aule del Dams dedicato alle relazioni, nella Bologna di fine anni 70, tra musica e politica. Lì, dopo qualche decennio, Ciro Pagano e Marco Bongiovanni, dei Gaznevada, il gruppo che più di tutti interpretò il suono della città mescolando la ribellione del punk con i movimento giovanili, si sono incontrati. E, dopo la performance di quel giorno, hanno deciso che la band sarebbe tornata sulle scene. Come succede stasera, al Covo.

Pagano, cosa ascolterà questa sera il pubblico del Covo?

"Dopo aver raccontato al Dams la nostra storia, che è anche quella di una città che, nel 77, esprimeva la prima ondata del nuovo rock italiano, abbiamo continuato a lavorare sul materiale che avevamo registrato allora, in particolare su Sick Sountrack, il nostro secondo album, uscito nel 1980, e del quale in università avevamo proposto degli estratti. Al Covo presenteremo lo sviluppo del lavoro iniziato con la performance al Dams".

Una rilettura contemporanea di quel disco?

"Suoneremo una versione esclusivamente elettronica di Sick Soundtrack, proporremo l’intero album, in uno spettacolo a metà strada tra una serata con dj e un concerto. Remixiamo le tracce, arricchendole di inserimenti dal vivo di partiture eseguite con le macchine elettroniche. I brani saranno riconoscibili, ma attraversati da una atmosfera tecnologica che li attualizza, tra la dimensione ‘polverosa’ delle macchine analogiche con le quali il disco fu registrato e la moderna tecnologia digitale".

Un preludio a una nuova produzione discografica.

"L’obiettivo è proprio questo. In quegli anni non si faceva molta attenzione, specie con le etichette indipendenti, nel conservare i materiali, così il master originale di Sick Soundtrack è stato perduto. Per cui abbiamo preso le singole canzoni e le stiamo rielaborando, mantenendo intatta la struttura e rivestendole con un abito attuale. Vorremmo realizzare un Sick Soundtrack che suoni con la stessa intensità di allora, ma registrato oggi".

Quale è l’attualità del disco?

"Quando lo abbiamo registrato eravamo molto giovani e inconsapevoli. Ma quel disco è diventato, nel corso degli anni, un riferimento obbligato per il rock sperimentale italiano. La rivista specializzata, e bibbia del rock mondiale, Rolling Stone, lo ha inserito, in una posizione altissima, tra i 100 dischi italiani più belli di sempre. E’ un disco fresco, spontaneo, ingenuo anche, che racconta rabbia e desideri di rivolta giovanile. Senza compromessi".

Suonerete nel locale simbolo del rock bolognese, il Covo.

"Siamo felicissimi, il Covo ha aperto subito dopo gli anni dei nostri esordi, fa parte, come noi, della storia del rock bolognese. E continua la sua missione di ricerca e di valorizzazione di musiche d’avanguardia per un pubblico giovane".

Pierfrancesco Pacoda

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