I manifesti Pro Vita rispuntano su un camion "Sono in regola, presto una nuova campagna"

Ok dell’Istituto per la pubblicità. Di Benedetto (Lega): "Lepore sapeva, ma voleva censurarli"

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I manifesti Pro Vita & Famiglia contro la teoria gender sono tornati in città. Dopo le polemiche con il sindaco Matteo Lepore che aveva chiesto un parere legale per rimuoverli, questa volta il messaggio ’Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. Stop gender nelle scuole’, ha girato per Bologna su un camion vela. "E – promette Francesco Perboni (nella foto), referente locale di Pro Vita & Famiglia – prossimamente ne torneranno altri", dando il via alla seconda fase della campagna: "La libertà di espressione va sempre difesa. Lepore rispetti la Costituzione".

A intervenire, dopo alcune segnalazioni, erano stati, infatti, il sindaco e la vice Emily Clancy, che avevano auspicato la rimozione dei manifesti perché "offensivi della dignità delle persone e della libertà di espressione di genere". Per evitare altri episodi simili, Lepore aveva anche annunciato la possibilità "di correttivi alle regole attuali sulle affissioni pubbliche". Perboni, dalla sua, risponde mostrando il parere dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, in cui si si segnala che il "comitato di controllo non ha rilevato gli estremi per un intervento" (mentre a Rimini per altri cartelloni Pro Vita è stato il Tar a dare ragone al Comune di Rimini che nel 2020 vietò quelli contro la pillola abortiva).

Gli fa eco il consigliere leghista Matteo Di Benedetto: "Lepore porta avanti un pensiero unico. In più ci risulta da un’interrogazione in data 11 ottobre che lo Iap lo informava che non poteva censurare quesi manifesti. Ciò nonostante, il giorno dopo il sindaco ha iniziato la sua campagna per censurare questi poster, in modo incostituzionale". D’accordo Stefano Cavedagna (Fratelli d’Italia): "Manifesti leciti, esprimono una libera opionione, non scherniscono nessuno. Invece che queste battaglie ideologiche, Lepore pensi agli enormi problemi di sicurezza, mobilità e ai tanti morti sulle strade". Di tenore opposto l’intervento di Christian Cristalli, esponente di Arcigay Bologna: "Il problema è che in Italia non esiste una legge contro i discorsi d’odio, quindi è sempre tutto molto opinabile. Quei manifesti sono lesivi della salute psicofisica delle persone".

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