
Un mese appena. Tanto sono rimasti puliti i muri del portico di San Giacomo Maggiore, in via Zamboni, parte di un intervento complessivo del Comune per la rimozione dei graffiti in più zone della città, costato un milione di euro. Ieri, padre Domenico Vittorini, priore della basilica, si è accorto di buon mattino dell’ennesimo vandalismo, di chiara matrice antagonista, visto il contenuto delle scritte lasciate sulle pareti. Scritte indirizzate contro il titolare di un locale di piazza Verdi, già oggetto, in passato – era gennaio del 2019 – di un’incursione degli attivisti del movimento ‘Il padrone di m...’, riconducibili al fu collettivo Hobo.
"Padrone sessista e molestatore", c’è scritto sul muro, in inglese, in vernice rossa. E dato che le azioni ‘sanzionatorie’ del PdM avevano lo stesso tenore, non è escluso che la mano che ha vergato l’accusa – con tanto di freccette a indicare il bar, dove pure il muro è stato imbrattato con analoghe scritte – possa appartenere a qualcuno vicino a quel movimento o anche a ‘emulatori’ di quegli antagonisti.
Oltre al messaggio contro il barista, sui muri appena imbiancati sono apparsi anche un immancabile ‘No 41 bis’ e un ‘Bologna antifascista’.
Sul posto, per acquisire testimonianze e telecamere, ieri mattina è intervenuta la Digos. Intanto però, mentre le indagini vengono sviluppate nella speranza di individuare i responsabili dell’azione, il danno dovrà essere ripristinato e le scritte cancellate. Altri soldi da spendere, altro tempo da perdere, dopo i mesi di lavori per la rimozione dei graffiti che deturpavano il corso del portico e la pulizia della parte alta, annerita dallo smog accumulatosi negli anni. "La sfida è mantenere questi muri puliti", aveva detto nel giorno dell’inaugurazione, il 18 aprile scorso, il primo cittadino Matteo Lepore. Una sfida, a quanto pare, difficile da vincere, vista l’inciviltà di tanti che abitano la città e che pensano che le pareti dei palazzi storici siano fogli di quaderno, da scarabocchiare a proprio piacimento e poi strappare e buttare via. In particolare, quelli della zona universitaria e di via Zamboni, amati da writers indipendenti e collettivi come il Cua, che come la cronaca ricorda non accetta di vedere, neppure per un giorno, il muro della facoltà di Lettere immacolato.
Nicoletta Tempera