"I nostri anziani nella morsa della solitudine"

Case di riposo, la disperata lettera di un gruppo di familiari: "Non ci vengono concesse più visite. È vero: molti si lasciano morire".

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La denuncia non riguarda una singola struttura, ma un problema diffuso in diverse case di riposo.

di Francesco Moroni

"Mia madre si sente abbandonata: me l’ha detto anche stamattina, nell’unica, sporadica mezz’ora che mi viene concessa per andarla a trovare: i nostri anziani soffrono". Dopo essere state travolte dal ciclone della pandemia, il Covid ha allentato la morsa nelle case di riposo, dove continua comunque a verificarsi qualche caso. E, come raccontato dal Carlino, sempre più ospiti si trovano ora a fare i conti con un nuovo, spaventoso fantasma: quello della solitudine.

La denuncia arriva da parte di diversi familiari, che non parlano di un solo caso, ma di un problema diffuso: con l’attenzione ancora alta nelle strutture per non permettere al virus di infiltrarsi ancora, vengono effettuate sempre meno visite, più brevi rispetto al prima. Il calore familiare? Ridotto davvero all’osso.

Attraverso una lettera, Patrizia Lolli – residente a Sala Bolognese – racconta le sue difficoltà e quelle di tantissimi altri cittadini nel poter stare vicino ai propri cari: "Prima del Coronavirus, c’è chi faceva visita ai familiari ogni giorno, chi 3 o 5 volte la settimana, ed era concesso rimanere con loro per diverso tempo, spesso anche dalle 8 alle 20: ora siamo fuori – si legge nella lettera inviata al nostro giornale –. Asp sa bene, perché già segnalato più volte, che vi erano delle criticità prima della pandemia: a maggior ragione ora che noi familiari non possiamo entrare, conviviamo con il timore che le cose possano essere peggiorate. Sentirci dire semplicemente che ‘ci dobbiamo fidare’ non ci rassicura. Manca totalmente un dialogo".

L’appello rivolto alle istituzioni è quello di intervenire per concedere visite quotidiane, seguendo tutti i criteri di sicurezza. E magari "meno formali". "Sembra un vero proprio sequestro dei nostri cari – continuano le famiglie nella lettera –. In questa fase così delicata, saremmo disposti a eseguire i tamponi a nostre spese. Ma è urgente per la salute psicofisica dei nostri genitori, mariti, figli poter ritornare a dare loro il supporto emotivo che senza di noi non riescono ad avere. I nostri cari hanno bisogno di riprendere il contatto con il mondo esterno, che ora gli viene negato. Hanno bisogno di noi per non lasciarsi morire".

Un grido d’aiuto disperato: "Quelli che prima erano portati al dialogo stanno diventato apatici, con difficoltà ad articolare la parola… si abbandonano ad un sonnolento torpore in quella manciata di minuti che è la visita settimanale. Non è giusto".

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