
di Donatella
Barbetta
Si arricchisce l’albo delle onorificenze di Averardo Orta, 51 anni, imprenditore bolognese della sanità e presidente di Aiop Bologna, l’associazione dell’ospedalità privata.
Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica dallo scorso anno, ora è arrivato il conferimento di cavaliere del lavoro. Come ha appreso la notizia?
"Sono stato informato poco fa da Fabio Storchi, presidente del gruppo regionale dei cavalieri del lavoro".
E come sta festeggiando?
"Sono al lavoro, mi sembra il modo migliore per celebrare questa giornata. La nomina è motivo di gioia immensa e di orgoglio. Dedico questo riconoscimento alla mia famiglia, a mia moglie ma anche a tutti i colleghi e collaboratori con i quali ogni giorno condivido progetti e obiettivi da raggiungere. La responsabilità che deriva dal portare un’onorificenza concessa dal Capo dello Stato ci spinge a impegnarci più a fondo nella realizzazione di un modello di imprenditoria moderno, che distribuisca ricchezza a tutti gli stakeholders garantendo parità di genere, difesa dell’ambiente e sostenibilità. Questi valori mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia e con orgoglio li sto tramandando a mio figlio".
Lei appartiene a una famiglia di insigniti. Chi è stato il primo?
"Il mio bisnonno Francesco, commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, successivamente divenuto Omri con la nascita della Repubblica, nel 1893 ha fondato a Bologna la Casa di cura Policlinica, Villa Rosa, Villa Verde e il San Camillo di San Lazzaro, oggi occupato da uffici dell’Ausl: era un medico e ha dato il via alle nostre attività. Mio nonno Giovanni era cavaliere Omri, come mio padre Lorenzo e mia moglie, Claudia Sabatini, presidente del Consorzio Colibrì".
La Seconda guerra mondiale ha rallentato lo sviluppo delle vostre case di cura?
"I bombardamenti purtroppo rasero al suolo tutte le strutture, costringendo nonno Giovanni, medico chirurgo, a ricostruire da zero le aziende di famiglia fondando fra le altre, Villa Maria, in via Murri, ora un condominio. Nel 1973 mio padre Lorenzo, figlio di Giovanni, fonda Villa Serena e negli anni Ottanta acquista Villa Bellombra".
Quando ha preso il testimone da suo padre?
"Dopo la laurea in Economia all’Alma Mater, nel 1998 sono stato assunto come direttore della cra Villa Serena e lanciando nel 2001 l’Ospedale privato accreditato Santa Viola, di cui ora sono presidente del cda. La struttura ha 97 posti letto, circa 100 dipendenti, ed è specializzata nell’assistenza a pazienti con disturbi della coscienza".
Quali sono i suoi altri incarichi?
"Sono presidente e fondatore di Clinicadomicilio, società specializzata nell’esecuzione di radiografie ed ecografie a domicilio e siedo nei consigli di amministrazione del presidio ospedaliero accreditato Villa Bellombra e delle cra Villa Ranuzzi e Villa Serena".
In totale, quanti posti letto ospedalieri gestisce?
"Amministro un gruppo di strutture sanitarie e socio-sanitarie con 600 posti letto, circa 600 dipendenti e oltre 42 milioni di euro di fatturato. Nel 2009 ho ideato e costituito il Consorzio Ospedaliero Colibrì, di cui sono amministratore delegato: un’entità no-profit, unica nel panorama italiano, che raccoglie 22 società attive nei servizi sanitari, sociali, educativi e nel wellness. Oggi le strutture aderenti gestiscono circa 3.300 posti letto e impiegano oltre 8mila operatori, con un fatturato aggregato di 344 milioni di euro".
Il suo ultimo impegno è stato l’inaugurazione della nuova Villa Bellombra, lo scorso settembre. Un primo bilancio?
"La struttura, dedicata alla neuro riabilitazione, ha sempre tutti i 99 posti letto occupati, di cui 66 accreditati con il servizio sanitario regionale. Con Villa Bellombra, abbiamo completato il piano di investimenti di oltre 50 milioni di euro, sostenuto da risorse proprie o da capitale di credito senza alcun apporto di fondi pubblici, agevolazioni o altro tipo di finanziamenti a fondo perduto".
E il futuro?
"Nei prossimi tre anni sono previsti in città ulteriori investimenti per oltre dieci milioni di euro. Di più per ora non dico".
Quali sono i punti di forza della sua attività?
"Da 130 anni applichiamo i principi della responsabilità sociale d’impresa nelle nostre aziende, i circa 600 dipendenti vengono informati annualmente delle performance economiche e non, attraverso lo strumento del bilancio sociale che raccoglie stimoli, suggerimenti e informazioni per promuovere il miglioramento continuo dei servizi offerti e delle condizioni di lavoro dei dipendenti".
Qual è il suo contributo più originale all’’eredità’ familiare?
"Salgo spesso su un aereo, oltre che per le esigenze collegate all’incarico di presidente di Echo (European Confederation for Care-Home Organisations), anche per andare a visitare, in ogni parte del mondo, le strutture sanitarie leader nei vari settori. E poi, al rientro, cerco di riprodurre quei modelli vincenti nel nostro gruppo. Direi che finora ha funzionato".
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