MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

I palestinesi sotto le Torri. Madrid: "Sono più di 100. Serve una linea nazionale"

L’assessora: "Inerzia da parte del governo. Le città così vengono lasciate sole". In arrivo altri 30-35 profughi da Gaza: "C’è bisogno di uno sforzo straordinario".

L’assessora alla Sicurezza, Matilde Madrid: «A Gaza c’è uno sterminio in atto»

L’assessora alla Sicurezza, Matilde Madrid: «A Gaza c’è uno sterminio in atto»

Bologna continua l’accoglienza dei profughi palestinesi in fuga dalla striscia di Gaza, dove "è in corso uno sterminio". Sono 103 i rifugiati sotto le Due Torri, per di più famiglie molto numerose con una percentuale significativa di minori rispetto agli adulti, al riparo nella rete di accoglienza tra Villa Pallavicini, gli spazi di Ageop e Fondazione Sant’Orsola. "La nostra città è tra quelle con numeri più alti, ma arriveranno nei prossimi giorni altre persone: sono in programma 30-35 arrivi, suddivisi tra 24 ingressi certi e un’ulteriore quota che sarà ripartita a livello regionale, in base anche alle disponibilità ospedaliere. Anche in questo caso, noi siamo terra di pace – commenta l’assessora al Welfare Matilde Madrid –. Uno sforzo straordinario per un’emergenza straordinaria".

E per questo, serve porre fine "all’inerzia a livello nazionale - continua Madrid –. È necessario che il governo italiano gestisca l’accoglienza", come già fatto per i profughi afghani e ucraini. Questo per "consentire alle città di usare strumenti straordinari e risorse ad hoc", continuando anche "l’accoglienza ordinaria, ora sacrificata", aggiunge l’assessora con dati Onu alla mano: sono tra le 16 e 18mila le persone in attesa di un visto per poter uscire dalla Striscia e per ora se ne sono allontanate solo 1.800. Senza "ipotesi di tregua a Gaza né sviluppi che possano garantire alla popolazione palestinese una modalità di sopravvivenza", escludendo la fuga, "dobbiamo prepararci a livello nazionale a una linea organica dell’accoglienza – scandisce –. Le singole città stanno accogliendo da sole. Stiamo dialogando con Anci per interloquire con il governo, chiedendo un incontro al ministero della Difesa".

Due le modalità di accoglienza: quella sanitaria, con la missione Medical Evacuation e i la cura dei feriti negli ospedali, in collaborazione con prefettura e Azienda Usl, e quello del ricongiungimento familiare, con tempi più lunghi, gestito da Asp in collaborazione con l’ambasciata italiana ad Amman, il consolato italiano di Gerusalemme e la Croce Rossa. Fondamentale l’aiuto della Comunità islamica, Rete volontari e dei medici per Gaza. Per ora, attraverso i sei corridoi sanitari sono giunte 56 persone, di cui 42 accolte nel sistema di accoglienza Sai e 14 in strutture temporanee del terzo settore; altre 12 si sono presentate spontaneamente allo sportello di protezione internazionale. Con il ricongiungimento familiare, sono 35 i palestinesi, di cui 15 in strutture temporanee e 20 nel Sai.