
Bologna, 7 ottobre 2023 – Aveva probabilmente ragione Lord Byron nel dire che gli addii, quando sono per sempre, dovrebbero essere rapidi. Il ritorno dei Pooh questa sera all’Unipol Arena, 2.472 giorni dopo quello che il 30 dicembre di sette anni fa avrebbe dovuto essere il loro concerto di commiato, dimostra quanto propositi, sospiri e lacrime di quell’esibizione non fossero poi così definitivi.
D’altronde, sei mesi ’sold-out’ in giro per l’Italia qualche dubbio l’avevano alimentato. Così ecco Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Riccardo Fogli (con l’aggiunta di Phil Mer alla batteria) nuovamente lì dove avevano lasciato, archiviando incomprensioni e dissapori nel nome di una grande storia, di un’amicizia eterna e di un karaoke intergenerazionale lungo più di mezzo secolo.
Se a dividerli erano state in buona parte le ambizioni solistiche di Roby Facchinetti, a rimetterli assieme ci ha pensato il popolo dei Pooh, accogliendo con freddezza le singole fughe in avanti e creando così le condizioni per questa ritrovata corrispondenza di amorosi sensi.
Un desiderio autentico, vero, reale fatto pesare a volte anche in maniera un po’ brutale come il nulla di fatto attorno all’album pubblicato dallo stesso Facchinetti con Fogli e il terz’ultimo posto incassato dalla coppia cinque anni fa a Sanremo.
In fondo, a ben guardare, lo stesso destino toccato ad altri campioni da stadio e da palasport come - guardando in alto - i Rolling Stones. Questo perché per le legioni di fedelissimi abituate a farsi carezzare i sentimenti con una zuccherosa nostalgia Roby, Dodi, Red (assieme) rimangono una cosa, mentre Camillo, Donato e Bruno un’altra. ’Amici per forza’ che la voglia di tornare ad essere quelli del 2016 spinge verso una maratona di tre ore (con 54 canzoni legate a doppio filo all’antologia ’Amicixsempre 2023’) segnata dal ricordo di Stefano D’Orazio, strappato agli affetti del mondo dal Covid nel 2020, ma anche di Valerio Negrini nel decennale della scomparsa.
Prima reunion dopo sette anni di lontananza è arrivata a Sanremo, seguita qualche settimana dopo da quella al Teatro Lirico di Milano per l’anniversario di Negrini. "Siamo scesi dal palco nel 2016 perché stavamo vivendo un momento particolare, la creatività fulgida non ci stava più percorrendo come prima" aveva spiegato lo stesso Battaglia al Festival.
"Poi sono successe tante cose: su tutte la morte di Stefano che ci ha segnato profondamente. Il fatto di essere tornati assieme nasce da un’esigenza molto profonda. Sono sei anni che i Pooh, e non dico Roby Dodi Red, ma i Pooh, fanno percorsi diversi. Ritrovarci per ricordare Stefano e Valerio è stata un’occasione magica".
La lunga assenza gli offriva l’opportunità di tornare sulla strada raccontandosi così come sono oggi ma alla fine, convinti di poter fermare il tempo, Facchinetti, Battaglia, Canzian (e Fogli) hanno preferito l’immagine di sempre. Difficile dar loro torto, anche se Roby-Camillo che a 78 anni canta per tre ore tirando fuori gli acuti di quando ne aveva la metà, una riflessione dovrebbe stimolarla. Tanta voglia di loro, comunque, ben sapendo che il pubblico ha puntualmente ragione e, come dice qualcuno, gli addii reggono sempre fino alla prossima crisi d’astinenza.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro