I tamponi per il virus si fanno con il pit-stop

Un test ogni cinque minuti: rapidità e sicurezza senza scendere dall’auto Pandolfi (Ausl): "In una settimana pronti due gazebo mobili da poter spostare"

Migration

di Francesco Moroni

Almeno cinquanta auto attendono in fila il proprio turno, si incanalano in un passaggio (come all’autolavaggio o nei drive-in americani) e arrivano davanti agli operatori sanitari bardatissimi: il conducente abbassa il finestrino e, dopo aver dichiarato le proprie generalità, viene sottoposto al test di positività per il Coronavirus. La durata? Nemmeno cinque minuti. Il rischio? Ridotto praticamente allo zero.

È la modalità di tampone ‘drive-thru’, già sperimentata con successo in Australia e Corea del Sud e ora arrivata anche sotto le Due Torri: alla sede del dipartimento di Sanità pubblica di San Lazzaro di Savena (via del Seminario 1) in neanche tre ore sono stati effettuati 73 tamponi. Numeri incredibili, se si pensa alla copertura che gli operatori – spostandosi di casa in casa – possono garantire nello stesso tempo. La soddisfazione è altissima non solo per chi si sottopone al test, che non deve neanche scendere dalla vettura, ma anche per gli operatori stessi, che non offrono un servizio a domicilio e, soprattutto, corrono meno rischi dovendo svestirsi e togliere i dispositivi protettivi (il momento più rischioso) una sola volta. L’analisi avviene mediante un doppio prelievo: uno attraverso il cavo orale e uno nel naso, altamente fastidioso come confermano i pazienti, "perché le disposizioni attestano in modo che la rilevazione, avendo più materiale biologico, sia più precisa" spiega il personale. Il tutto, con garanzie di sicurezza assolute e una rapidità fuori dal normale: quando l’auto arriva, gli operatori confrontano immediatamente la targa in modo da sapere dal primo momento chi c’è all’interno.

L’elenco di chi si è sottoposto all’innovativo modello è stato redatto dall’Ausl e comprende una serie di operatori entrati a contatto con casi positivi di Covid-19, parenti di persone colpite dal morbo e altri soggetti considerati a rischio.

"Questa, così come altre, sono tutte attività a sostegno di una serie di persone che avevano bisogno di indagini più approfondite – spiega Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl –. Consente soprattutto di ridurre in maniera netta il consumo di dispositivi di protezione, sempre più indispensabili in questo periodo. Sta avendo ottimi riscontri e l’intenzione è ovviamente quella di implementarlo di più".

Occhio a parlare di ‘screening’ di massa, però. "Non direi si tratta di questo – chiosa ancora Pandolfi –. Siamo già d’accordo con la Protezione civile per montare, entro una settimana, due gazebo e allargare l’impiego dei tamponi ‘drive-thru’. Saranno mobili e potranno essere spostati, di volta in volta, in base alle richieste e alle necessità: a Bologna partiremo sicuramente vicino al Bellaria, ma penso anche a Budrio, San Giovanni in Persiceto, Bazzano e, con un po’ di lavoro in più, Vergato e Bentivoglio. Infine stiamo anche dando vita a nuclei specifici per l’assistenza domiciliare ai malati: l’impegno per frenare l’emergenza non si arresta".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro