NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

I volontari di Gaggio in prima linea. Nadia che ha guidato i soccorritori: "La tragedia più grande mai vissuta"

La presidente della Protezione civile del comune montano accompagnò la colonna mobile a Bargi. Zaniboni: "A questi disastri non si fa mai l’abitudine".

Il gruppo di volontari della Protezione civile di Gaggio con la presidente Zanini

Il gruppo di volontari della Protezione civile di Gaggio con la presidente Zanini

"Rispetto ai terremoti, dove pure sono intervenuto, quella di Suviana è stata un’emergenza più contenuta. Ma per me è stata la più dolorosa". Sergio Zaniboni è un soccorritore di lungo corso. Presidente del Comitato regionale di coordinamento del volontariato di protezione civile dell’Emilia-Romagna, Zaniboni ha ancora negli occhi lo strazio di quei giorni dell’anno scorso, quando la centrale Enel Green Power di Bargi si era trasformata in un accampamento, dove centinaia di soccorritori si davano il cambio, in una corsa contro il tempo. Tesa a un compito tristissimo: restituire ai loro caro i corpi dei lavoratori uccisi nell’esplosione.

Un ricordo condiviso con Nadia Zanini, presidente del gruppo di Protezione Civile di Gaggio Montano, che quel pomeriggio del 9 aprile, appena appreso quello che era successo alla centrale, si è "precipitata a Bargi. Ho preso contatti con il presidente Zaniboni e la Regione, ho chiamato i volontari della mia associazione e li ho ‘preallertati’: ho capito subito che la situazione era gravissima". E grazie alla sua conoscenza del territorio, Nadia è diventata subito punto di riferimento per i soccorritori, arrivati da Bologna e anche da fuori provincia: "La centrale era al buio e i vigili del fuoco si dovevano calare dentro. Ogni attimo era importante. Così ho raggiunto sulla Porrettana la colonna mobile che trasportava le ‘torri faro’, necessarie a illuminare l’interno della centrale. Le ho scortate, attraverso la strada più breve, fino a Suviana".

Nadia ricorda "la confusione, l’angoscia, l’impegno di tutti. Quella notte – dice ancora – sono rimasta fino alle 3. Alle 5 del mattino ero di nuovo alla centrale". Con lei, i 60 volontari del suo gruppo: "Appena appreso dell’esplosione ho contattato tutti: 25 erano pronti in sede e sono venuti a darmi il cambio durante la notte".

Piccole, grandi cose: un the per i soccorritori, una coperta per i parenti in quella notte rigida e già senza speranze. Nadia è stata poi "il tramite tra le necessità dei vigili del fuoco e la Protezione civile e Regione. Riferivano a me cosa serviva e io lo comunicavo". "I ragazzi della montagna hanno risposto immediatamente – conferma Zaniboni –. Sia da Gaggio che da Castiglione, i volontari hanno dato il massimo, hanno fatto tutto e subito". Un lavoro che prova, non solo nel fisico, ma anche nell’anima: "Abbiamo fatto venire anche i nostri psicologi – dice ancora Zaniboni –. Erano lì per i famigliari delle vittime, ma anche per i soccorritori che si fanno carico dell’emotività di simili momenti... Per me Bargi è stata una cosa grandissima. Una strage che mi ha ricordato l’esplosione dell’8 dicembre del 1977 all’impianto P2T della Montedison di Brindisi, che ho vissuto da ragazzo. E alle tragedie non ci si fa mai l’abitudine".