I volontari, un motore di solidarietà "Per noi malati sono una famiglia"

Un motore di solidarietà. Sono i 20 volontari che, a turno, ogni giorno popolano Casa Emilia animando la sala comune o, quando la stagione lo consente, il terrazzo; oppure andando a trovare i pazienti che non possono o non vogliono uscire dal proprio appartamento. Ma anche insegnando a fare i tortellini o andando a fare un giro alla scoperta di Bologna, insieme.

Ogni giorno sono con pazienti e familiari, donando in media 55 ore alla settimana, e trasformano Casa Emilia in un luogo dove si sperimenta la gioia di non essere soli.

Un volontario su quattro è uomo, il 18% circa ha meno di 40 anni, mentre due su tre ne hanno più di 60. Da un punto di vista occupazionale, il 43,75% è pensionato, mentre il 50% è lavoratore dipendente; solo il 6,25% studia. In media ciascuno dona 3,44 ore alla settimana, pari al 22% del tempo libero che, altrimenti, i volontari dichiarano dedicherebbero ad amici e famiglia (nel 43% dei casi), ai propri hobby o allo sport (31%) o alla casa (18%).

I volontari svolgono attività diversificate: si va dal lavoro di accoglienza e orientamento al supporto logistico per accompagnare i pazienti nelle necessità più pratiche e quotidiane, che impiega il 23% del tempo dedicato a Casa Emilia, fino alle attività ricreativo culturali, dentro o fuori la struttura, unite a quelle ad alta intensità emozionale, spesso anche attraverso la presenza e l’ascolto, che tiene impegnati i volontari per oltre il 70% del tempo.

Sono queste le attività che rendono Casa Emilia qualcosa di molto diverso da una semplice struttura di accoglienza. Sono gli stessi pazienti ad affermare che "il supporto dei volontari è di fondamentale importanza: sono come una famiglia in momenti in cui, lontani dalla propria, si deve affrontare la malattia", o ancora che "l’aiuto morale dei volontari dà sollievo alle sofferenze della malattia stessa".

Questa presenza gratuita crea l’ambiente idoneo e diventa il motore di quello che l’indagine di AICCON chiama il peer support, il supporto fra pari, cioè tra i pazienti stessi, uno dei benefici fondamentali che il progetto genera. "Il volontariato inteso come azione gratuita orientata al dono – si legge nel capitolo dedicato ai volontari del dossier – ossia relazione, rappresenta un fattore sorgivo dell’impatto sociale delle attività della Fondazione Sant’Orsola".

Un’esperienza forte, che genera valore per gli stessi volontari. Da un questionario anonimo è emerso che quasi il 30% di loro ritiene di aver utilizzato competenze e conoscenze precedentemente acquisite in ambito lavorativo per svolgere le proprie attività, mentre il 60% sostiene di aver acquisito competenze utili anche nel proprio ambito professionale.

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