Idice, la Conti: "Non distruggere le telefonate"

Il sindaco di San Lazzaro ed ex parte offesa dell’inchiesta (archiviata): "All’udienza ci opporremo, sono un patrimonio investigativo"

Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro, denunciò in Procura presunte minacce subite

Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro, denunciò in Procura presunte minacce subite

di Nicola Bianchi

L’affaire ’Colata di Idice’ non può finire e quelle intercettazioni telefoniche "non dovranno essere distrutte". Isabella Conti, il sindaco di San Lazzaro che si oppose alla maxi cementificazione – il progetto che nel 2015 prevedeva la costruzione di un insediamento da 582 alloggi, del valore di 300 milioni, a Idice – e denunciò presunte minacce subite, torna a farsi sentire. Il "la" le arriva dalla fissazione della camera di consiglio del 14 ottobre dove il gip Domenico Truppa sarà chiamato a decidere il futuro delle centinaia di migliaia di ’chiacchierate’ che, quando vennero alla luce, fecero fuoco e fiamme negli ambienti economici e politici. E sulle quali incombe come una spada di Damocle la richiesta del procuratore capo Giuseppe Amato e dell’aggiunto Morena Plazzi della loro totale distruzione in quanto "irrilevanti" anche alla luce dell’archiviazione (21 dicembre 2016) dell’inchiesta che vide indagati sette tra ex sindaci, esponenti del mondo cooperativo e imprenditori.

La memoria. "La decisione di proporre opposizione alla distruzione generale e indiscriminata di tutte le intercettazioni – spiega ora la Conti – trova radici e motivazioni nella memoria che a suo tempo depositammo in Procura e nell’ufficio del gip". Un documento di 41 pagine datato 9 gennaio 2017, nel quale si evidenziava "la conferenza e la rilevanza delle interlocuzioni intercettate, a noi note, tra l’altro, solo tramite brogliacci". E proprio per questo, evidenzia subito il sindaco, "non è certo frutto di un’estemporanea decisione odierna". Memoria alla quale seguì, il 17 gennaio di quello stesso anno, l’ultimo atto della Procura che verrà discusso il prossimo ottobre. Procura che, precedentemente (12 dicembre 2016), avanzò una prima richiesta al gip di stralcio e distruzione parziale delle ’chiacchierate’ ritenute "irrilevanti" e "di cui è vietato l’utilizzo per legge".

"Patrimonio". L’ultima volontà della Conti arriva anche a fronte del procedimento amministrativo ancora pendente davanti al Consiglio di Stato "con una richiesta di risarcimento milionario a carico dell’Ente territoriale e dei suoi rappresentati, nel cui interesse intendo anche oggi agire". Insomma, quel "patrimonio investigativo conoscitivo", depurato "dei contenuti inutilizzabili e palesemente non conferenti", per l’ex contendente di Matteo Lepore alle primarie del Pd, non dovrà "per nessuna ragione essere disperso definitivamente", anche a fronte "di una decisione (l’archiviazione) che è sempre revocabile".

Contraccolpi in vista? Ma la scelta di andare avanti, sempre assieme al suo avvocato Luca Moser, rischia ripercussioni politiche a meno di un mese dal voto per Palazzo d’Accursio? Secca la risposta: "Ho sempre tenuto ben distinti i piani, – chiosa Conti – per senso delle Istituzioni e metodo. Da avvocato, amministratrice pubblica e politica, ho sempre agito scindendo in modo rigoroso gli ambiti di azione. Sarebbe un abominio condizionare le scelte processuali a contingenze politiche, chi non è capace di distinguere fa un danno al sistema democrazia. La coerenza – chiude – e la correttezza che esplicitiamo con le nostre condotte nei diversi ambiti, qualificano l’autorevolezza delle nostre posizioni".

Cambia idea. Altro colpo di scena arriva dall’ex sindaco di Castenaso, Stefano Sermenghi, uno dei sette che finì nell’inchiesta poi archiviata. Il quale, a differenza di quanto fatto trapelare alcuni giorni fa con il suo avvocato, per il 14 ottobre ha deciso un cambio di rotta: anche lui si opporrà alla distruzione. "Perché – spiega l’oggi candidato sindaco con Bfc – dalle intercettazioni emerge con una chiarezza indiscutibile quanto io non centrassi nulla nè nella vicenda reale nè in quella ricostruita. Anzi, sfido tutti gli altri a pubblicarle come può fare il sottoscritto. Isabella Conti compresa". Insomma, l’affaire ’Colata’ sembra proprio non vedere la fine.

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