Igor, mancata espulsione. Parte la causa al ministero, chieste le carte incriminate

Il legale della vedova scrive a questura e tribunale

Norbert Feher

Norbert Feher

Bologna, 11 giugno 2017 - Ora si fa sul serio. Quella che qualche tempo fa era solo un’intenzione, adesso si traduce in fatti concreti. Maria Sirica, la vedova di Davide Fabbri, il barista di Budrio ucciso da Igor ‘il russo’, al secolo Norbert Feher, serbo di 36 anni, avvia l’iter che porterà a formalizzare una denuncia e una causa di risarcimento danni nei confronti del ministero dell’Interno per la mancata espulsione del killer. Maria lo farà tramite il legale che le è stato messo a disposizione gratis dall’Ascom, Giorgio Bacchelli.

L’avvocato domani farà il primo passo ufficiale, scrivendo alla Questura di Rovigo e al Tribunale di Ferrara per chiedere, rispettivamente, l’ordine di espulsione del settembre 2010 e la sentenza di condanna per rapina del maggio 2011 che, alla fine, disponeva anch’essa l’espulsione di Igor. Entrambi i provvedimenti non furono mai eseguiti, con le tragiche conseguenze ormai note. Quello che si sa è che Feher, all’epoca noto come Igor Vaclavic, russo di 41 anni, dopo aver scontato la pena, cioè cinque anni e quattro mesi, fu rilasciato e mandato al Cie di Bari, da dove si allontanò e fece perdere le proprie tracce. L’espulsione non venne eseguita perché la Russia non lo riconobbe come proprio cittadino, cosa che in effetti non era. E così il killer tornò tranquillamente nella sua zona di dimora abituale, fra Molinella e Portomaggiore, vivendo per oltre un anno da uomo libero, cioè senza ordini di cattura sulle spalle, ma clandestino. L’avvocato Bacchelli, partendo dai due documenti, cercherà di capire dove si inceppò l’ingranaggio che doveva portare Igor fuori dall’Italia. Poi procederà a fare una causa civile per il risarcimento dei danni, quantificabili in almeno mezzo milione di euro, e una denuncia penale per omissione d’atti d’ufficio nei confronti di chi non fece quello che invece avrebbe dovuto fare.

Nel frattempo, la Procura di Ferrara ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza titolo di reato né indagati, dopo l’esposto presentato dai familiari della guardia ecologica volontaria Valerio Verri, ucciso dal killer l’8 aprile a Portomaggiore, una settimana dopo il delitto di Budrio. Nell’esposto presentato dall’avvocato Fabio Anselmo per conto della famiglia, si parla di «mancanze e omissioni» perché, fra i due omicidi, non fu lanciato un allarme specifico e le guardie volontarie non furono tolte dalla zona rossa. Il pm, a tal proposito, ha già chiesto spiegazioni alla questura e alla prefettura estensi.

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