Igor il russo, l'interrogatorio in Spagna."Sparavo agli agenti anche se erano a terra"

Il killer di Budrio ai magistrati nei giorni dopo l'arresto: "Dopo i delitti ho bevuto due birre"

Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, in manette

Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, in manette

Bologna, 26 maggio 2018 - «Ho compreso i miei diritti. Mi chiamo Norbert Feher, nato a Subotica il 10 febbraio 1981, figlio di Jene e Zuzana, sprovvisto di documenti e senza fissa dimora». Inizia così l’interrogatorio del killer Igor ‘il russo’, al secolo Norbert Feher, reso davanti ai magistrati spagnoli il 17 dicembre, tre giorni dopo il suo arresto. Il verbale di sette pagine non era mai stato reso noto, il suo contenuto integrale emerge ora per la prima volta. Igor è freddo, preciso, risponde a tutte le domande tranne quelle sulle persone che l’hanno aiutato. In Spagna risponde di tre omicidi, in Italia di due (Budrio e Portomaggiore).

L'ARRIVO IN ITALIA

«Sono arrivato in Spagna il 21 settembre, in bicicletta. All’inizio ho raccolto la frutta a nord di Lerida. Lavoravo in nero». Gli spagnoli gli chiedono per chi lavorasse. Ma Igor: «Non posso tradire le persone che mi hanno aiutato quando ne avevo bisogno».

Poi passa a parlare del 5 dicembre, quando in una masseria di Albalate spara a due persone, ferendone una al braccio: «Sono stato istruito militarmente, un tempo ero paramilitare. Sono entrato forzando la serratura, volevo trovare alcol perché mi piace bere, poi ho preso una camera d’aria per la mountain bike. Dopo 5 minuti sono arrivati due uomini. Pensavo che uno avesse un’arma, così ho sparato tre colpi. Poi sono fuggito in montagna, dove mi sono nascosto 10 giorni. Avevo soldi, non mi servivano vestiti né cibo. Ho vagabondato, mi piace stare all’aria aperta. Leggevo la Bibbia 4 ore al giorno e facevo molte fotografie».

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Arriviamo così al 14 dicembre, quando il killer entra in una masseria di Andorra: «Cercavo cibo. Ma è arrivato qualcuno, ho sentito caricare un’arma. Così ho sparato mentre l’uomo (l’allevatore José Luis Iranzo, ndr) era vicino all’auto. Mi sono avvicinato al corpo a terra e ho visto che non aveva armi, ho preso le chiavi e sono fuggito con l’auto». Igor voleva andare in una casetta vicina per recuperare la bici: «A quel punto è arrivata un’auto senza lampeggianti né sirena. Sono scesi due uomini armati (gli agenti della Guardia Civil, ndr) e uno ha sparato un colpo passato vicino alla mia fronte. Ho sparato 17 colpi con due mani, poiché avevo due pistole. Sono caduti al suolo. Ma io continuavo a sparare perché sparavano anche loro».

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«Poi mi sono avvicinato – continua –, respiravano ancora. A uno ho preso la pistola, visto che la mia era rotta. Dopo ho caricato le borse e la bici in auto e sono fuggito. Volevo andare a Valencia, però ho bucato. Il problema è che quando bevo posso guidare e ragionare, ma non camminare. Così mi sono sdraiato per riposare e quando mi sono svegliato avevo le armi puntate addosso». I magistrati spagnoli chiedono stupiti: «Com’è riuscito a bere in questi avvenimenti?». Risposta: «Ho rubato due birre nella casa e le ho bevute mentre andavo a riprendere le mie cose».

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