Killer di Budrio, così parenti e conoscenti hanno aiutato Igor 'il russo' / FOTO e VIDEO

Decisive le intercettazioni con i familiari. Con le rogatorie la procura di Bologna aveva messo sotto la lente decine di contatti

Igor il russo, il killer di Budrio, catturato dalla Guardia Civil in Spagna (Foto Ansa)

Igor il russo, il killer di Budrio, catturato dalla Guardia Civil in Spagna (Foto Ansa)

Bologna, 16 dicembre 2017 -  Ricercato sul campo, nella zona rossa, ma anche dietro le quinte, alla vecchia maniera, tra i suoi contatti. Alla Spagna (dove poi è stato catturato) i carabinieri ci erano arrivati da mesi, ma non a una collocazione precisa (FOTO e VIDEO). Anzi. La sua rete di conoscenze e di contatti aveva portato gli inquirenti anche in Francia, Austria e Serbia con rogatorie, attivando di concerto con le autorità locali attività investigative. Prime tra tutte, le intercettazioni dei familiari del serbo. Mamma, sorella e zia per dirne alcune. Loro non avevano mai avuto contatti con Igor durante i lunghi periodi di detenzione italiani. Mai una visita o telefonate in carcere. E anche nella fase di latitanza è stato così. Ma contatti con persone che Igor sentiva, quelli sì ci sono stati. Fitti.

LEGGI ANCHE Il figlio di Verri, una delle vittime: "Ci sono altri tre morti, che c'è da gioire?   Da lì, da Subotica, città della Serbia al confine con l’Ungheria sono partiti gli investigatori a ricostruire la rete di relazioni tenuta da Igor. Circa 500 le persone messe nel mirino, in vario modo controllate. E da quest’attività si è scoperto che per la fuga e la latitanza Igor non ha fatto ricorso a nessuno aiuto della sua esperienza con la banda di Ivan Pajdek, con la quale ruppe prima del delitto Tartari.

La sua rete, stavolta, era fatta di nuove persone, o quanto meno non conosciute agli inquirenti. Persone che, tra l’altro, di Igor sanno poco o niente. I più ‘stretti’, spesso, conoscono un uomo che non esiste, sanno quello che lui ha voluto raccontare loro, a partire dalle invenzioni sulla sua militanza nell’esercito russo.   Tra questi conoscenti spuntano anche alcuni personaggi addentro al mondo dei documenti falsi, in Francia. Oltre a persone, in Austria, che per gli inquirenti potrebbero essere state conosciute nel giro delle badanti ungheresi dirette in Italia. Difficile al momento definire i rapporti e l’apporto realmente dato da questi soggetti a Igor. Per questo la procura di Bologna sta proseguendo le indagini per individuare i reali fiancheggiatori del serbo, chi effettivamente lo ha aiutato a sfuggire alla giustizia.

Una svolta potrebbe arrivare a breve, con i carabinieri di Bologna che ieri sera hanno raggiunto la Spagna. È fondamentale, infatti, capire dai colleghi iberici cosa Igor avesse con sé. Ad esempio, le armi rubate in Italia. E i cellulari, diversi, con schede intestate a persone che glieli avrebbero forniti. Tracciando quei telefoni si potrebbero ricostruire gli spostamenti del killer che, in questi mesi, si potrebbe anche essere mosso più volte tra i confini degli Stati. 

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In questi mesi mesi carabinieri e procura hanno battuto ogni traccia. Compresa quella cartolina con l’Amerigo Vespucci inviata ai militari da Livorno. «Saluti da Igor», diceva. Vagliata dai Ris, non recava nemmeno un’impronta del serbo.

Gli accertamenti eseguiti dopo i due delitti di aprile hanno consentito di arrivare a mettere in collegamento una ventina di colpi che Igor avrebbe commesso tra l’ultima scarcerazione del 2015 e gli omicidi. Furti e rapine, soprattutto di modesto valore se non anche di solo cibo, con un ritorno alle origini: un paio di colpi, messi a segno nel Mantovano, con arco e frecce. Lo stesso metodo usato in Polesine agli esordi, nel 2007.  

 

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