Igor il russo punta all'estradizione: "Voglio scontare la pena in Italia"

Definitive le condanne per gli omicidi di Bologna e Ferrara (ergastolo) e quelli spagnoli. E lui fa appello contro gli 11 anni per una rapina

La prima volta di Igor in tribunale a Teruel

La prima volta di Igor in tribunale a Teruel

Bologna, 25 settembre 2022 - Igor Feher è pronto a tornare in Italia. Meglio, questa la sua volontà dal carcere di Madrid. E per portarla a compimento, chiederà alla Spagna di essere estradato. "Lui vuole tornare – conferma l’avvocato Gianluca Belluomini – per scontare da noi la pena e probabilmente a breve presenterà la richiesta di estradizione". Cinque assassini sul groppone, due in Italia (1 e 8 aprile 2017, vittime Davide Fabbri e Valerio Verri, più il tentato omicidio di Marco Ravaglia) e tre in Spagna (il 14 dicembre 2017). Tradotto: ergastolo, definitivo, arrivato in Cassazione il 2 dicembre 2021; 25 anni invece per gli omicidi dell’allevatore José Luis Iranzo e dell’agente del Roca Victor Romero, e all’ergastolo per l’assassinio dell’altro poliziotto, Victor Caballero. Il codice penale spagnolo, infatti, prevede per l’omicidio una pena massima di 25 anni: ma se le vittime sono più di due, per la terza è prevista la possibilità di condannare l’imputato alla prigione permanente reversibile.

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Riecco il Russo

Un assassino spietato, cresciuto nell’angolo più nascosto di una periferia a cavallo tra Serbia e Ungheria. Un ritaglio di mondo che non può offrire più di qualche spicciolo sudato sui campi e che porta ancora i segni dell’ultima guerra del Novecento. Da lì partì Norbert Feher, nato a Subotica nel 1981, per trasformarsi in Igor Vaclavic, ex militare sovietico nato a Taskent nel 1976. Una maschera dietro alla quale avviare una carriera delinquenziale che portò un maldestro ladro di polli a diventare un criminale. Igor ’il russo’ mise in piedi una batteria insieme a un vecchio amico, il croato Ivan Pajdek. Dal loro incontro, fra le mura di un carcere serbo, si gettarono le basi per un sodalizio che pochi anni più tardi seminò sangue e paura nella campagna ferrarese. Feher arrivò in Italia nel 2005, dopo essere evaso dal carcere insieme all’amico Ivan (che in Serbia era ricercato per rapina e violenza sessuale su minore). Due anni più tardi comparve in Polesine per alcuni raid con arco e frecce, poi nel Ferrarese con un casco da moto in testa, accette e coltelli per mettere a segno piccole rapinette. Nel 2015, Igor e Ivan assoldano un giovane slovacco, Patrick Ruszo, e un romeno Costantin Fiti. Le rapine diventano sempre più sanguinarie: le vittime vengono legate, imbavagliate, picchiate. Ci scappa pure il morto (Pierluigi Tartari, 73 anni), abbandonato senza una speranza in un tugurio nascosto per 17 giorni. Fiti, Ruszo e Pajdek presto verranno catturati, Igor invece fugge, si nasconde, delinque. E uccide in un Paese, il nostro, dove neppure doveva esserci per una doppia espulsione mai ottemperata.

L’orrore

L’1 aprile 2017 spara a Davide Fabbri nel bar di Riccardina di Budrio. L’8, nelle campagne ferraresi diventate zona rossa, incontra il volontario di Legambiente Valerio Verri e l’agente Marco Ravaglia: il primo ucciso, il secondo salvo per miracolo. Scappa ancora Feher. Nemmeno 900 uomini, dei migliori reparti dello Stato, riescono ad arrestarlo. Nemmeno quando il mirino di una pistola se lo trova a tiro. Ben 251 giorni dopo la sua faccia torna alla luce, nel sud dell’Aragona. Farà altri tre morti prima della cattura: 15 dicembre 2017. Fioccano le condanne, per i giudici è sano di mente. In carcere in Spagna picchia alcuni agenti.

La rabbia

Già nel 2017 la Procura felsinea chiese di averlo in Italia, richiesta tutt’ora pendente con la Spagna, che ne sospese la decisione perché "prima lo giudichiamo noi, poi si vedrà". Il 7 marzo scorso in Appello si è visto dimezzare la pena per tre rapine ferraresi: in primo grado 20 anni, a Bologna 11 e solo per una. Pendenti i ricorsi della Procura generale (per le assoluzioni) e il suo per la condanna. "Sono innocente", ripeterà Feher.

Ora è pronto a tornare. Una notizia che ha sconvolto la vedova Fabbri, Maria Sirica: "Che se lo tengano. Spero nella legge spagnola perché da noi rischia di uscire. In Italia la giustizia non esiste e fino a quando vivrà non avrò pace. Mi ha distrutto la vita togliendomi la cosa più preziosa, resta un mostro".

 

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