Igor il russo può avere ucciso un'altra coppia in Spagna / FOTO e VIDEO

Il killer in cella di isolamento: sempre vigilato da un pool di guardie

Igor il russo esce dal tribunale di Alcaniz

Igor il russo esce dal tribunale di Alcaniz

Teruel (Spagna), 19 dicembre 2017 - Si chiama frenesia alimentare. Ed è quel fenomeno per cui una volta fiutato il sangue, i predatori scatenano la loro fame, attaccando e straziando tutto ciò che incontrano sulla loro strada. La frenesia di Norbert Feher si è scatenata una prima volta ad aprile, nella Bassa. E poi è riesplosa di nuovo, a dicembre, in Aragona.

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Ma un predatore nasce tale. E se in Italia Feher è indagato, oltre che per gli omicidi di Davide Fabbri e di Valerio Verri, anche per quello di Salvatore Chianese a Fosso Ghiaia, a dicembre 2015 nel Ravennate, il sospetto, adesso, è che ci sia la sua mano dietro ad altri tre delitti. Il primo è un cold case. L’omicidio di un ambulante senegalese di 46 anni, Mor Seye, avvenuto sulla spiaggia di Casalborsetti, sempre vicino Ravenna, a settembre del 2015. Freddato con quattro colpi di pistola, da un uomo bianco, capelli incolti e brizzolati, un accenno di barba, sui 40 anni. Un caso complesso, dicevano i carabinieri. Rimasto irrisolto.

 

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L’altro, il duplice omicidio di una coppietta, due ragazzi appena ventenni, è invece un mistero tutto catalano. Paula Mas, 21 anni, e Marc Hernandez, 23, erano nudi. Lei aveva un foro di proiettile alla testa e uno alla schiena. Uccisi chissà da chi, al pantano di Susqueda, in una zona boschiva vicino Gerona, ad agosto scorso. Norbert Feher, l’altra mattina, ha dichiarato al giudice Carmen Lamela di Madrid di essere arrivato in Spagna solo a settembre. Ma le parole di un assassino vanno sempre soppesate. E le piste di un delitto tutte tentate. Le voci, che in questi giorni si rincorrono incontrollate in una Aragona sconvolta dall’odore di morte, parlano anche di Girona come prima tappa del viaggio spagnolo di Igor, mentre le tracce concrete, quelle raccolte dai carabinieri in otto mesi di indagini, raccontano di una possibile presenza del killer serbo già a giugno in Spagna. Da quel mese, i militari dell’Arma sono volati tre volte in Spagna, tra Madrid, Valencia e la Costa del Sol, per altrettante missioni tese a monitorare una ventina di soggetti, in qualche modo legati al latitante.

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Ora, le posizioni di queste persone, resesi complici di uno spietato assassino, potrebbero essere definite, qualora il telefono e il pc trovati nello zaino di Feher svelino i loro segreti. La procura della Repubblica di Bologna e i carabinieri hanno richiesto di acquisire le risultanze degli accertamenti su schede e tabulati, oltre che degli esami balistici, già disposti dal giudice istruttore di Alcaniz. Questi ultimi serviranno a chiarire se le armi usate per ammazzare José Luis Iranzo, Victor Romero e Victor Caballero siano le stesse che hanno ucciso Fabbri e Verri. È stato lo stesso killer serbo ad ammettere al giudice Carmen Lamela, domenica durante l’interrogatorio in tribunale, che due delle pistole trovate in suo possesso le aveva portate con sé dall’Italia. «Fatelo tornare in Italia, que vuelvas a l’Italia, qui ci fa paura», dicono adesso gli abitanti dei pueblitos sconvolti dalla violenza di Igor el Ruso.   E in effetti ora che la sua fuga si è finalmente arrestata, Feher è guardato a vista, nel carcere di Teruel, dove un’intera ala è stata liberata per fargli spazio: è detenuto in isolamento. Troppo pericoloso, il serbo, per essere tenuto a contatto con gli altri detenuti. La polizia penitenziaria fa turni speciali davanti alla sua cella: ci sono sempre almeno due agenti a sorvegliarlo, quattro durante l’ora d’aria, che passa da solo. Un predatore feroce, che fa paura persino in gabbia.

 

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Un'altra immagine di Igor, stavolta dal suo profilo Instagram
Un'altra immagine di Igor, stavolta dal suo profilo Instagram

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