Bologna, Igor scappò per tre volte, ma per i carabinieri “non c’erano le condizioni per sparare”

Svelato il rapporto dei militari: l’8 apile in via Spina a Molinella incontrarono il Fiorino con a bordo il ricercato

Igor il russo, al secolo Norbert  Feher

Igor il russo, al secolo Norbert Feher

Bologna, 9 agosto 2017 - L’8 aprile in via Spina a Molinella non c’erano le condizioni per sparare a Norbert Feher-Igor Vaclavic senza rischiare conseguenze. È la valutazione che fecero i carabinieri che quella sera lo incrociarono, durante la fuga dopo il secondo omicidio per cui lo straniero è tutt’ora ricercato: si limitarono a tenerlo d’occhio, in attesa di rinforzi. Emerge dall’annotazione di polizia giudiziaria firmata all’una della stessa notte dai tre militari. Da quel momento di Igor-Norbert si sono perse le tracce, nonostante l’area fu subito cinturata e nei giorni successivi si scatenò una grande caccia all’uomo tra Bolognese e Ferrarese.

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Dal rapporto, di cui ha dato notizia La Nuova Ferrara, si ricostruisce come i tre, in borghese e con un’auto di copertura, incontrarono il Fiorino con a bordo il ricercato. E di come, sempre in contatto con la centrale, lo seguirono e si avvicinarono fino a quando lui prima li abbagliò con i fari, poi, apparentemente disarmato, scese per andare in un bosco, non prima di essere tornato indietro per prendere uno zaino militare. «Durante le fasi di avvicinamento del soggetto - scrivono i militari - non è stato in alcun modo possibile attingerlo mediante l’utilizzo delle armi in dotazione in quanto i militari operanti non erano in alcun modo in posizione favorevole da poter ottenere un risultato senza ulteriori conseguenze per la loro incolumità. Per cui, stante alle disposizioni e alle circostanze di tempo e di luogo, l’unica azione plausibile al momento era quella di porre un’attenta osservazione in sicurezza”.

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Una mappa del cielo, un opuscolo per studiare i geroglifici con all’interno un foglietto per imparare il linguaggio morse, ma anche due settimane enigmistiche dell’anno Duemila e una bottiglia di ‘Limoncetta di Sorrento’. Questi gli oggetti, oltre a viveri e un mini-kit per medicarsi, che Igor Vaclavic alias Norbert Feher custodiva nel Fiorino rubato e abbandonato l’8 aprile a Molinella, su cui i carabinieri del Ris di Parma hanno isolato nove impronte digitali riconducibili agli alias dello straniero, accusato di due omicidi tra Bologna e Ferrara. Dalla relazione degli specialisti dell’Arma depositata a maggio si evince anche che su un dizionario italiano-spagnolo, oltre ad impronte di ‘Igor’, è stata repertata anche un’unica traccia riconducibile ad un altro pregiudicato presente negli archivi. Si tratta di un dominicano, che da tempo sarebbe stato ascoltato sui rapporti con il latitante e tenuto sotto controllo, senza che emergessero elementi utili a rintracciare il killer.

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