GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

Iia, la battaglia dei lavoratori: "Da Bologna non ce ne andiamo"

Le tre storie di tre funzionari dell’ex Bredamenarini, in attesa dell’incontro risolutore col ministro Urso "La produzione deve restare in città. Aspettiamo a settembre la decisione definitiva della politica" .

Iia, la battaglia dei lavoratori: "Da Bologna non ce ne andiamo"

Le tre storie di tre funzionari dell’ex Bredamenarini, in attesa dell’incontro risolutore col ministro Urso "La produzione deve restare in città. Aspettiamo a settembre la decisione definitiva della politica" .

"Una situazione surreale che ormai va avanti da troppi anni e alla quale è arrivato il momento di mettere la parola fine". In questo modo tre dipendenti di Industria italiana autobus (ex Bredamenarini) sintetizzano le varie fasi di questo "infinito e triste momento" – dicono – che li vede coinvolti. Nella "speranza" che l’incontro con il ministro Urso, che si terrà i primi di settembre, "il governo ci comunicherà la sua decisione definitiva sul caso". Nel prendere la parola, Maurizio Muzzicato, dipendente di Iia da oltre trent’anni, è "ancora provato da quanto successo venerdì scorso", quando nel primo pomeriggio e il giorno prima dell’inizio delle due settimane di ferie collettive, "l’ufficio Hr ci ha chiamati per farci sottoscrivere questa lettera che di fatto dava l’ok per spostare me e un’altra ottantina di lavoratori nello stabilimento di Flumeri, in provincia di Avellino", racconta Muzzicato ripercorrendo le varie tappe di quella giornata. "Grazie alla lotta sindacale e alla nostra tenacia, Vittorio Civitillo di Seri Industrial e attuale proprietario di Iia, ha fatto un passo indietro", continua Muzzicato.

Un passo indietro, però, che non frena chi come Muzzicato da anni attende risposte, "cosa che questa proprietà incompetente non è in grado di fare". Infatti, continua il funzionario, "l’attuale proprietario (Civitillo; ndr), quello a cui il governo ha dato in mano l’azienda e ’uomo-ponte’ della cordata cinese, non ha le capacità economiche e imprenditoriali per portare avanti tutto ciò. Inoltre, non ci ha presentato un piano industriale e voleva farci firmare una lettera che di fatto era un licenziamento. Perché nessuno di noi andrà nello stabilimento di Flumeri", sottolinea.

I timori di Muzzicato sono gli stessi anche per Cristiano Bruni, all’interno dell’ex Bredamenarinibus dal 1996, "quando eravamo quasi 700 persone", ma da quando "l’azienda è passata in mani di Leonardo, la battaglia è diventata una questione politica che ci ha portato sino ad oggi", descrive Bruni, dell’ufficio tecnico e progettista dei bus il cui nome non era presente nella lettera di venerdì 2 agosto ma ha comunque raccolto le testimonianze di chi, invece, in quel modo ha quasi perso il lavoro. "Un licenziamento senza un vero e proprio licenziamento: una brutta mossa. Noi non andremo via da Bologna e non si può pensare di sportarci altrove dopo cento anni di produzione qui".

Anche secondo Bruni, "è la parte politica che deve prendere una decisione che sia una volta per tutte decisiva. Altrimenti il mio timore è che l’azienda si svuoterà sino a che non divinterà manipolo di pochi".

Lo sgomento è anche nelle parole di Massimo Negrelli, entrato nell’attuale Industria italiana autobus nel 1994, e uno dei nomi della lista del 2 agosto. "Ho iniziato come tubista ormai trent’anni fa, ora sono un operaio della manutenzione". E anche la rabbia "per essere finiti in mano a gente che di come si fa un autobus non ne sa niente". Allora, nuovamente il richiamo è al ministro Urso. "Lui e il governo ci garantiscano il posto di lavoro e gli stipendi, ovvero le nostre priorità. Questa situazione dipende da loro. è da troppi anni che viviamo questo clima di intercezza e la situazione nel lungo periodo non è di certo divenuta più rosea", chiude Negrelli sul caso dell’ex Breda.