Il caldo che non perdona Cresciuti del 22% i decessi

Paolo Pandolfi (Ausl): "Con temperature così i più anziani e malati non ce la fanno. Attivato il piano di emergenza su tremila persone considerate a rischio"

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di Monica Raschi

Morti a causa del caldo: nel Bolognese i decessi, rispetto agli anni passati, sono aumentati del 22 per cento che corrisponde a cinquanta persone che non hanno resistito alle temperature infernali che hanno caratterizzato questa drammatica estate. I dati generali sono stati resi noti dal ’Report mortalità e accessi in Pronto soccorso estate 2022’, curato dal ministero della Salute ma, naturalmente, il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl stava osservando da tempo il fenomeno.

"Dal 2003 abbiamo attivato un sistema di sorveglianza perché in quell’estate, nell’Area metropolitana bolognese, ci furono 500 morti: si andò ben oltre il 40 per cento di quelle che erano le medie fino a quell’anno – sottolinea Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento –. Dobbiamo però essere sinceri: non riusciremo mai a evitare tutte le morti da caldo, perché ci sono persone estremamente fragili. Per noi comunque la soglia di allarme si verifica quando questo tasso supera il 30 per cento rispetto a quello medio. Sotto questo livello vuole dire che c’è un controllo, sopra invece bisogna attivare una serie di interventi aggiuntivi come quelli con i servizi sociali e una comunicazione ancora più capillare".

Pandolfi fa sapere che le giornate peggiori sono state il 4 e 5 luglio quando "le chiamate al 118 sono aumentate del 29,5 per cento. Si trattava in gran parte di persone con più di 65 anni che vivevano sole e, in questo caso, abbiamo attivato un sistema di monitoraggio ancora più stretto, con chiamate a quelli che consideravamo soggetti fragili (circa tremila persone). Se l’operatore avvertiva che c’era un disagio, la comunicazione passava al medico che individuava l’intervento da fare".

Come messo in evidenza anche dal report nazionale, Pandoli ribadisce che le persone a rischio maggiore con temperature estreme sono "quelle con 75 o più anni ma, al di là dell’età, sono a forte rischio tutti coloro che soffrono di patologie cardiache, respiratorie, diabete e insufficienza renale". A rischio anche gli anziani non autosufficienti poiché dipendono dagli altri per regolare l’ambiente in cui si trovano e per l’assunzione di liquidi. Inoltre all’aumento dell’età corrisponde spesso un maggiore consumo di farmaci, alcuni dei quali possono favorire disturbi causati dal caldo, perché interferiscono con i meccanismi della termoregolazione o perché influenzano lo stato di idratazione della persona. Tra le categorie a maggiore rischio il ministero della Salute cita anche neonati e bambini, le donne in gravidanza, le persone affette da disturbi psichici, le persone che fanno uso di alcol o droghe, le persone, anche giovani, che fanno esercizio fisico o svolgono un lavoro intenso all’aria aperta e gli operatori socio-sanitari, in quanto i dispositivi di protezione individuali per Covid-19 possono aumentare il rischio di disturbi causati dal caldo.

"Non c’è dubbio che il clima sta cambiando e lo vediamo anche dalla maggiore diffusione di malattie infettive come la West Nile, la Dengue e la Chikungunya – fa notare Pandolfi –, tutte malattie trasmesse da zanzare infette che, con climi così torridi e umidi, trovano un habitat molto favorevole. Per questo lavoriamo molto sul clima insieme al Cnr, ad Arpae e altre istituzioni, visto che la città è diventata anche il centro di riferimento europeo per il clima. Il caldo – afferma – ci ha insegnato molto e in questi anni abbiamo imparato a codificare meglio i fragili, sulla base di alcune informazioni di base. Dopo venti anni di esperienza ormai siamo specialisti in questo a Bologna ed è per me una grande soddisfazione. Abbiamo una squadra di persone molto competenti".

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