Il cippo ritrovato di don Fornasari, diacono martire

Ricollocato sul luogo dell’eccidio il monumento. Era stato trascinato dalla piena del Lavino.

Il cippo ritrovato di don Fornasari, diacono martire

Il cippo ritrovato di don Fornasari, diacono martire

Il cippo ripescato dal Lavino e don Fornasari che, a 79 anni dalla morte violenta, diventa testimonial di pace. Con una cerimonia pubblica ieri mattina sullo stesso luogo dove si trovava prima che fosse travolto e inghiottito dalla piena del torrente dello scorso 16 maggio, a Zola è stato ricollocato il monumento al diacono della chiesa bolognese don Mauro Fornasari, ucciso il 5 ottobre 1944 a Gesso, da una squadraccia delle brigate nere del presidio di Riale, e abbandonato senza vita sulla sponda del fiume.

Si è così celebrato l’anniversario dell’omicidio e riparato il danno provocato dall’alluvione della scorsa primavera. Lo ha spiegato il sindaco Dall’Omo, affiancato dall’ex sindaco di Zola, Forte Clò, che nel 1984, in anticipo anche sulla riflessione di Luciano Gherardi sulle ‘Querce di Monte Sole’, fece collocare il cippo e con una serie di iniziative pose fine all’oblio sulla personalità umana e cristiana del 22enne originario di Longara. "Devo a un suo caro amico e compagno di classe Bruno Corticelli, partigiano e comunista, la testimonianza iniziale per avviare il percorso che facemmo con don Albino Bardellini, monsignor Giovanni Catti e monsignor Bettazzi, che era nella stessa classe in seminario", ha ricordato Clò, che ha sottoscritto anche una testimonianza giurata per istruire la pratica di beatificazione sottoscritta dalle firme necessarie e sottoposta alla Chiesa di Bologna dall’associazione Amici di don Mauro Fornasari.

La vice presidente, Lucia Gazzotti Durighetto, nipote del diacono, che a nove anni dalla fondazione del sodalizio ha voluto ricordare la personalità del martire e soprattutto il vescovo Bettazzi che nella prefazione al libro di Alberto Mandreoli si era rammaricato per la ‘dimenticanza’ che aveva riguardato anche la chiesa bolognese sulle vittime di Marzabotto e "la sua personalità, stavo per dire la sua santità, proprio perché volontariamente si è offerto alla morte, sia per rispondere alla chiamata del Signore sia per non creare prevedibili ritorsioni sulla famiglia".

Aspetti ripresi dal parroco di Gesso don Claudio Casiello nell’omelia dove ha messo in parallelo San Francesco d’Assisi, e don Fornasari, entrambi diaconi, ed entrambi portatori di luce nel mondo. Su questi aspetti e con un bagno nelle guerre contemporanee si è concentrato il seminario di formazione dell’ordine dei giornalisti che ha visto succedersi anche gli interventi di Gabriella Pirazzini, don Roberto Macciantelli, don Giovanni Silvagni, Marco Guidi e Giampaolo Venturi.

Gabriele Mignardi