
Fabrizio Curcio, 58 anni, è commissario straordinario per la ricostruzione. Ha preso il posto di Francesco Paolo Figliuolo
Degliesposti
Sono passati due anni dall’alluvione. Ma se torna con la mente a quel 16 maggio 2023, cosa pensò?
"Le immagini e le informazioni che arrivavano dall’Emilia-Romagna, Toscana e Marche raccontavano una crisi di portata eccezionale – ricorda oggi il Commissario straordinario alla ricostruzione, Fabrizio Curcio –. Da cittadino, sentivo l’angoscia e la solidarietà verso chi stava perdendo tutto; da tecnico, come capo della Protezione Civile, ho percepito subito l’entità del disastro, l’estensione del fenomeno, la fragilità del suolo e la pressione su argini e reti. Sapevo che non bastava reagire, serviva pensare già alla fase due: alla ricostruzione, alla prevenzione, alla necessità di aggiornare i modelli di gestione del rischio. Ogni emergenza ha un volto umano, ma anche un significato sistemico. La sfida, per me, è sempre stata conciliare entrambi".
Finalmente le alluvioni del 2023 e del 2024 sono riunite sotto un’unica gestione. Cosa cambia adesso?
"L’unificazione permette una visione integrata degli interventi. Si supera la frammentazione, si accelera la programmazione, si armonizzano criteri e procedure tra territori che hanno vissuto eventi simili, anche se con dinamiche diverse. Questo consente di gestire meglio le risorse, evitare duplicazioni e garantire uniformità nelle risposte. È una scelta di efficienza, ma anche di giustizia per i cittadini coinvolti".
Come inciderà questo cambio di passo sulla sua struttura?
"La struttura commissariale sarà rafforzata con competenze tecniche e amministrative adeguate alla nuova estensione del mandato. Il modello organizzativo resta quello snello, ma con task force dedicate su settori strategici: dissesto idrogeologico, edilizia residenziale, attività produttive, e digitalizzazione delle procedure. L’obiettivo è ridurre i tempi, semplificare i passaggi autorizzativi e garantire ancora più trasparenza".
Il decreto delocalizzazioni sembra in ritardo. Cosa può dirci?
"Il decreto è in fase avanzata di elaborazione. È uno strumento complesso, perché tocca diritti individuali, esigenze ambientali e sostenibilità economica. Il nostro obiettivo è offrire regole certe e strumenti flessibili, in grado di rispondere caso per caso, senza rigidità. È fondamentale che le delocalizzazioni siano effettivamente realizzabili, e per questo il decreto sarà accompagnato da linee guida tecniche e da un supporto costante ai comuni coinvolti".
Ritiene possibile elevare i 1800 euro al metro quadro, cifra considerata insufficiente per alcune aree?
"Il tema dei costi è centrale, e ne siamo consapevoli. Stiamo lavorando a una revisione dei parametri per tenere conto della specificità dei territori, dei costi reali di ricostruzione e delle esigenze dei nuclei familiari. Il limite dei 1800 euro può e deve essere aggiornato, dove dimostrato necessario, in base a valutazioni oggettive e verificabili. La ricostruzione deve essere concreta, non solo teoricamente sostenibile".
Il nuovo decreto legge prevede strumenti per semplificare l’accesso ai contributi per famiglie e imprese?
"Assolutamente sì. L’obiettivo è alleggerire il carico burocratico e rendere più trasparente ogni fase, dall’istanza al rimborso. Verrà migliorato il portale unico Sfinge per la presentazione delle domande, interoperabile con le banche dati comunali e catastali, con assistenza tecnica e amministrativa dedicata. Inoltre, saranno previste istruttorie più snelle per i danni sotto una certa soglia, in modo da liberare risorse umane per i casi più complessi".
In che modo il decreto-legge rafforza la prevenzione e la sicurezza del territorio, al di là della ricostruzione?
"In parallelo alla ricostruzione fisica, il decreto prevede un programma integrato per la messa in sicurezza dei bacini idrografici, delle infrastrutture critiche e delle zone a rischio idraulico o franoso. Questo significa investimenti mirati su opere di laminazione, consolidamento, riforestazione e manutenzione idraulica. È un segnale chiaro: non possiamo più rincorrere le emergenze, dobbiamo anticiparle".
Che ruolo avranno i Comuni e i cittadini nel nuovo assetto della ricostruzione?
"Il decreto rafforza il ruolo dei Comuni, che saranno i primi interlocutori per cittadini e imprese, ma con un sistema di supporto tecnico e finanziario più solido. I cittadini avranno accesso a canali informativi dedicati, sportelli territoriali e percorsi semplificati per la ricostruzione delle abitazioni principali. Il coinvolgimento diretto delle comunità sarà essenziale per rendere ogni intervento realmente utile e condiviso. È inoltre previsto un piano di comunicazione rivolto alla popolazione alla cui attuazione è previsto che provvedano istituzioni anche con il concorso dei cittadini".