Il concerto degli ubriachi in Piazza Verdi

Cesare

Sughi

Ma la musica che si suona qui ha solo le stonature delle risse e del tormento notturno dei bonghi, delle contrattazioni per lo spaccio o degli schiamazzi degli ubriachi. Piazza Verdi, nella geografia cittadina, è un caso di cui non si vede più la soluzione. Adesso, dopo l’estate, la nenia riparte, il Comune chiama a raccolta vigili e pollizia, lancia, se ho bene capito, l’ennesimo patto per il ristabilimento dell’ordine. Si dice: torniamo al pugno duro. E qui subito la partenza è falsa, perché una delle regole di buon senso richieste dalla necessità di recuperare un’area socialmente difficile consiste nella costanza degli interventi dell’amministrazione. Non serve il cosiddetto pugno duro per qualche giorno, occorre un presidio stabile, la chiara comunicazione che si fa sul serio e che chi sgarra sarà punito. Poi c’è la tipicità della piazza, il suo essere insieme centro monumentale della città e luogo di rottura della convivenza tra popolazione studentesca e resto della cittadinanza. Dobbiamo per forza trasformare Piazza Verdi in un fortino sorvegliato? Siamo certi di avere fatto tutto per arginare, fin dagli anni ‘70, il suo declino a posto dell’incuria, a campo aperto per i pusher e i loro affari? Oppure ci siamo gingillati con il metodo (?) del bastone e della carota per non peggiorare le cose con decisioni imperiose? In anni recenti, dopo molti tentativi avventurosi (come quello, in era cofferatiana se non sbaglio, di fare della zona un insediamento di botteghe artigianali) si è finalmente tentata la carta della cultura come strumento di aggregazione e di identificazione. Una buona scelta, che va però unita con il lavoro di contrasto netto della mala pianta del degrado. Meglio praticare una fermezza permanente, mirata, specie alla sera e alla notte; meglio ristabilire senza reticenze e con lungo respiro condizioni di vivibilità per tutti. Piazza Verdi fa parte di Bologna e della sua storia più nobile. E’ un tesoro che non può finire nel buio dei percorsi perduti, da evitare. O forse essa non può debellare il virus che corrode l’armonia delle sue origini?

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