AMALIA APICELLA
Cronaca

Il corteo di protesta degli studenti. Striscioni, lacrimogeni e slogan:: "Questa è una decisione assurda"

Presidio e mobilitazione di una cinquantina di ragazzi dell’istituto di via Nazario Sauro per il centro "Rotto il paradigma dell’indifferenza: abbiamo raccolto più di 10mila firme contro il provvedimento".

Il corteo di protesta di ieri degli studenti del liceo Minghetti (Schicchi)

Il corteo di protesta di ieri degli studenti del liceo Minghetti (Schicchi)

È una Toyota Yaris grigia, targa oscurata, sportello e bagagliaio aperto, a condurre il corteo degli studenti del Minghetti. Sono una cinquantina: sventolano una bandiera della Palestina, che è tra le rivendicazioni della manifestazione.

"Festeggiamo per avere rotto il paradigma dell’indifferenza e riportiamo insieme in piazza da tutte le scuole le nostre battaglie", dicono al megafono.

Tutti i cori sono scanditi dal battere delle percussioni o delle mani. Il ritrovo è in via Nazario Sauro, sede del liceo, dove a prendere la parola ci sono anche ragazzi di altre scuole, dal Fermi al Righi. Si spostano su via Ugo Bassi, dove si fermano qualche minuto per esporre gli striscioni e accendere i lacrimogeni. "Dalle occupazioni alle piazze. Gli studenti festeggiano, Valditara piange", recita il primo contro il ministro dell’Istruzione. E poi: "Partigiani nelle scuole. Verso il 25 aprile". "Contro la guerra, il riarmo Ue e il dl sicurezza", c’è scritto nel terzo.

Mentre percorrono via San Felice arriva la notizia della conferma delle due sospensioni, sanzioni decise dal Consiglio di classe per chi ha occupato il liceo Minghetti. Si tratta di sospensioni di tre giorni dalle attività scolastiche: uno dei leader della protesta, e una sua compagna. "Una decisione assurda – commenta Matteo Carrozzieri, 18 anni – hanno accollato a due di noi la responsabilità di un’occupazione che abbiamo portato avanti in centinaia".

Il dirigente Roberto Gallingani "e alcuni professori si sono schierati contro di noi – dicono gli studenti –, ma noi non ci siamo piegati rimanendo coerenti con le nostre idee. Abbiamo risposto con la solidarietà raccogliendo 10mila firme contro le denunce del preside nei confronti di alcuni occupanti. Abbiamo già vinto – rivendicano i ragazzi – perché abbiamo fatto paura con le idee, non con la violenza".

Continuano a sfilare lungo le vie del centro e quando imboccano via d’Azeglio ad accompagnarli sono le note di "E io ero Sandokan", canto della Resistenza – scritto per ‘C’eravamo tanto amati’ da Ettore Scola, regista del film –. Il 25 aprile, festa della Liberazione, promettono di "concentrare in piazza quanti più studenti possibile. Perché la memoria dev’essere qualcosa di concreto e attivo". Si raduneranno di nuovo, dunque, ma in un corteo che sarà "chiuso a chi porta le bandiere di un’Europa che vuole la guerra", sostengono.

Fermi sotto Palazzo d’Accursio, punto d’arrivo della protesta, si accendono altri fumogeni e gli striscioni vengono esposti di nuovo. "Il mondo della formazione è in crisi, ma il governo pensa a portare avanti la guerra – concludono – Di quei soldi, ne avremmo bisogno nelle scuole".