Il critico Barilli: "Torno a dipingere dopo anni Una passione che non ho mai dimenticato"

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"Appena ho ripreso a dipingere, mi sono reso conto che è come se avessi smesso il giorno prima". Con queste parole Renato Barilli, storico e critico d’arte, spiega che la scelta di calarsi nei panni di un artista, maturata circa otto anni fa, non è stata un’idea estemporanea, ma un semplice "ritorno alle radici". Lo testimonia il lungo elenco di mostre organizzate. L’ultima, intitolata ‘Ritratti, che passione!’, s’inaugura oggi alle 17 al Baraccano (via Santo Stefano 19).

Il titolo, spiega Barilli, "si riferisce a una commedia del primo Novecento di Rosso di San Secondo".

Ci racconta qualche dettaglio in più?

"In mostra ci sono centoventi ritratti a tempera su tela. Circa la metà sono già stati esposti alla fine dell’anno scorso al Liceo Arcangeli, l’ex sede dell’Istituto d’Arte in Via Cartoleria, che fui costretto a chiudere dopo pochi giorni d’apertura per ordine dell’allora ministro della cultura Dario Franceschini, come se le mostre fossero focolai di infezione del Covid. Perciò, ho deciso di esporre nuovamente questi quadri accanto a qualche altra decina di ritratti nuovi".

Chi sono i soggetti ritratti?

"Perlopiù amici o conoscenti a cui ho chiesto di mandarmi una foto a colori, anche un selfie, in abiti di giornata, non solenni, dalla quale ho poi ricavato i dipinti".

Nella sua lunga carriera immagino abbia visto e criticato il lavoro di migliaia di artisti. Adesso che effetto le fa prendere il loro posto?

"A dir la verità potrei essere definito quasi un enfant prodige, poiché già a dodici, tredici anni mi cimentavo in disegni e acquarelli con ottimi risultati, tant’è vero che il mio maestro, Arnaldo Gentili, aveva consigliato ai miei genitori di farmi proseguire gli studi in ambito artistico. Siccome questo consiglio non fu ascoltato, ho deciso in autonomia di intraprendere la carriera universitaria, a cui ho affiancato la frequentazione dell’Accademia di Belle Arti con conseguente doppio diploma. Nel ’62 ho dovuto rinunciare alla pittura per dedicarmi soltanto all’attività di storico e critico d’arte. Quasi cinquant’anni dopo ho ripreso il pennello e mi è sembrato come andare in bicicletta o nuotare: sono azioni che il corpo non dimenticherà mai".

Da grande critico d’arte qual è, quale appunto muoverebbe alla sua ricerca?

"Forse manco di fantasia, proprio per questo mi rivolgo agli amici affinché mi

mandino le loro foto. Lì, in quelle capigliature sempre diverse e colorate, rintraccio quella varietà che probabilmente non saprei rinvenire".

Manuela Valentini

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