Il dem Bettini non si schiera "Nomi in campo di valore"

L’ideologo alla Bolognina: "Ma la candidatura di Schlein è consonante"

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"Non è il mio mestiere di oggi appoggiare un candidato o un altro...". Si smarca subito dal derby emiliano Bonaccini-Schlein, Goffredo Bettini, ideologo e padre nobile del Pd, arriva puntualissimo nella sede della Fondazione Duemila in piazza dell’Unità, nel cuore della Bolognina, luogo simbolo per la sinistra. Prima di presentare il suo libro ’A sinistra da capo’ con il sindaco Matteo Lepore, Emanuele Felice e Maurizio Tarantini, fa anche una battuta: "Visto come mi hanno dipinto, se scegliessi qualcuno forse gli farei un dispetto, lo ammazzerei. Ho scritto un libro dove ci sono idee da cui attingere", dice col sorriso. Tolto l’abito del king maker di sindaci della Capitale (da Francesco Rutelli a Walter Veltroni) e di segretari del Pd (come Nicola Zingaretti), ammette che avrebbe preferito l’ex ministro Andrea Orlando come candidato segretario, ma ammette: "Tutti i candidati in campo sono di valore". E, alla fine, si lascia andare: conferma il suo apprezzamento per il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ma anche per Schlein, "una candidatura consonante". Cita Elly anche per la sua ’onda’ e la sua ’candidatura dal basso’, ma punge: "Bene citare la base, ma i referendum che sarebbero previsti tra gli iscritti non si fanno dal 2008", insiste. E, sollecitato sull’idea di Lepore di cambiare il nome al Pd, lancia l’idea: "Si potrebbe fare un referendum tra gli iscritti anche su questo".

Parla di sinistra, romanità, identità, valori, M5s, Giuseppe Conte ("mai detto che doveva fare il capo della sinistra") e, soprattutto, partito, di fronte a un platea di iscritti Pd, il numero uno della Fondazione Duemila Mario Roda, i dem Lo Giudice, Caliandro e Mumolo, il segretario di circolo della Bolognina, Mario Oliva, la salottiera Patrizia Finucci Gallo. Dietro Bettini, il quadro con la parole del russo Majakovskij sul partito: "Il partito è l’unica cosa che non ci tradisce".

Lui, però, non lesina qualche critica al Congresso Pd: "Ci sono i candidati prima ancora del manifesto dei valori. Un pasticcio, ma siamo fiduciosi", ammette prendendosi un applauso. Lepore, dalla sua, rilancia il ’suo’ Partito democratico del lavoro e avverte: "Se il nuovo segretario segue l’ultimo tweet perdiamo tempo".

ros. carb.

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