MONICA RASCHI
Cronaca

Il disagio dei ragazzi: "Circondati da violenza, consumismo e paura"

Annalisa Masi (Ausl): "Nei centri commerciali attratti dagli oggetti. Unico modo di identificarsi. C’è bisogno di luoghi veri dove trovarsi". .

Il disagio dei ragazzi: "Circondati da violenza, consumismo e paura"

Il disagio dei ragazzi: "Circondati da violenza, consumismo e paura"

C’è tanto disagio nei giovanissimi che ci circondano, sicuramente anche voglia di farsi vedere in una costruzione personale che ha fatto dell’apparire l’unico modo per identificarsi. E poi c’è quel futuro sempre più inquietante e i luoghi dove ritrovarsi che scompaiono, per lasciare il posto alle luci abbaglianti dei grandi centri commerciali. Troppa complessità da affrontare per chi è poco più di un bambino o bambina.

Ragazzini che si ritrovano fuori dai centri commerciali e spesso si rendono responsabili di risse, aggressioni, furti, ma anche rapine. Cosa sta succedendo a questi giovani?

"Si recano nei centri commerciali perché sono attratti dagli oggetti che definiscono – risponde Annalisa Masi, responsabile Spazio giovani della Psicologia territoriale dell’Ausl di Bologna –. Consideriamo che siamo noi adulti che abbiamo costruito tali centri e creato una modalità di identiticazione nel possesso di un determinato oggetto. È una logica che li assorbe e nello stesso tempo abbrevia il processo identificativo".

Secondo la sua esperienza che cosa non sta funzionando? Educazione, istruzione, ruolo dei genitori?

"Tutto il mondo adulto è chiamato in causa per dare risposte. Ma gli stessi adulti hanno difficoltà a fare rete. Non è un’unica agenzia che ha fallito: non solo la scuola ma nemmeno i genitori. C’è anche la politica. I problemi partono dall’infanzia e nell’adolescenza esplodono".

Quale influenza hanno su di loro i giovani rapper o trapper autori di canzoni, a volte anche violente?

"La violenza è ovunque, in tv, sui social: il mondo adulto ha accettato che si insinuasse nel linguaggio e anche la musica ne è influenzata e può trasformarsi in aggressività verso un mondo che dice solo di consumare ma non ti indica il futuro. Voglio però dire che non bisgona perdere la fiducia: ci sono anche tanti giovani che hanno voglia di fare cose insieme, di farsi sentire come sta succedendo con il clima o nel caso dell’uccisione di Giulia".

Che cosa è urgente fare per cercare di risolvere questo disagio che sta diventando, in certi casi, un problema di ordine pubblico?

"Offrire spazi di aggregazione fuori dalla logica del consumismo, ma serve un grande impegno da parte di tutte le istituzioni. Il problema è che è venuta meno la capacità di stare insieme, senza mettersi in competizione. Pensi solo allo sport: se lo vuoi praticare lo puoi fare solo in maniera agonistica, iscrivendo a una società, quindi pagando soldi".

Verranno intensificati i controlli fuori dai centri commerciali. Una misura, a suo parere, che può servire?

"È possibile che a questo punto trovino altri posti dove migrare, una reazione già vista. Bisogna capire che c’è un bisogno che va colto".