Il Duce raccontato da un cronista

Presentata la nuova edizione dello storico libro di Dino Biondi su Mussolini e la sua ascesa al potere

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’La Fabbrica del Duce’ (ristampato da Minerva) è un libro di storia poco convenzionale. O, per dirla con le parole di Jean-François Revel, che restituisce bene "il clima eroicomico, così misteriosamente buffo e grandioso allo stesso tempo che ha caratterizzato l’era mussoliniana". Scritto da Dino Biondi (allora giornalista del Carlino) nel ‘66, svela i meccanismi del consenso e del populismo. E lo fa "non con gli occhi dello storico – afferma Michele Brambilla, direttore di Qn-il Resto del Carlino –, ma con quelli del cronista, in presa diretta". Testi, citazioni, interviste e pagine di giornali dell’epoca ripercorrono il clima di esaltazione che, tra il tra il 1922 e il 1943, toccò non solo l’Italia, ma anche l’Europa e il mondo. Le più importanti testate internazionali "parlavano di Mussolini come di un portento, di una fiamma – aggiunge il giornalista Giancarlo Mazzuca –. I grandi politici e pensatori dell’epoca erano entusiasti di lui. Churcill disse che poteva essere una grande lezione benefica per l’Europa. Addirittura papa Pio XI lo definì come ‘l’uomo come ci aveva portato la provvidenza’. Ci fa capire quanto si fosse potuto montare la testa". Inevitabile è il paragone con il presente e con le tecniche di persuasione dei politici di oggi perché, anche se le strategie sono cambiate "l’invisibile Fabbrica della mistificazione e della distorsione è sempre pronta a soddisfare le richieste di chi, già forte del consenso popolare, sogna il potere assoluto". A scriverlo, nell’introduzione è il figlio dell’autore, Stefano Biondi, scomparso qualche giorno prima della presentazione. "Io e Stefano non riuscivamo a trovare un editore che pubblicasse questo libro – spiega lo scrittore Davide Vicari –. Dopo qualche anno di ricerche, sono riuscito a mettermi in contatto con Roberto Mugavero. E quando abbiamo organizzato la presentazione speravamo di avere con noi Stefano Biondi. Fino all’ultimo abbiamo sperato che riuscisse, anche lui era possibilista, ma non ce l’ha fatta". "Dino e Stefano Biondi ci hanno insegnato che si può scrivere e parlare in modo meraviglioso" conclude l’editore Mugavero.

Amalia Apicella

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