
Il numero uno dello Ior illustra i tanti progetti, molti già in atto "L’idea è collocare lì gli ambulatori: ci sono parcheggi e mezzi pubblici. E per chi vive lontano da Bologna esiste anche la tele-riabilitazione".
Ambulatori ortopedici e parcheggi riservati all’interno dell’ex area Staveco, tele-riabilitazione, bio-banche all’interno del Tecnopolo, sviluppo della ortobiologia per la rigenerazione dei tessuti umani. Per il Rizzoli la sfida non solo quella di mantenere l’alto livello raggiunto a livello mondiale, ma a fare ancora meglio.
Queste le intenzioni di Andrea Rossi, direttore generale dell’Istituto Rizzoli che annuncia una serie di novità. Cosa c’è nel futuro del Rizzoli?
"Siamo il primo ospedale ortopedico italiano e nella top ten nel mondo: ci sono delle importanti sfide da raccogliere perché vogliamo mantenere questo altissimo standard e le aspettative dei pazienti che sono altrettanto alte: questo è uno stimolo a fare sempre meglio. Poi c’è tutta l’evoluzione tecnologica dei saperi che va dalla diagnosi al trattamento alla riabilitazione che va pensata su misura per i pazienti attraverso la microchirurgia, i sistemi robotici e di navigazione, la diagnostica per immagini. Tutto questo permette precisione dell’intervento e un recupero molto più veloce del paziente. Naturalmente c’è il grande sviluppo dell’intelligenza artificiale e c’è il grande tema della tele-riabilitazione".
Spieghi meglio.
"Abbiamo un bacino di utenza che è nazionale quindi ridurre le distanze è importantissimo. È la possibilità per chi deve fare un recupero funzionale di farlo da remoto, con sistemi audio-video collegati con un ambulatorio hub dove un fisioterapista o un fisiatra aiutano ad attuare un programma di riabilitazione con esercizi teleguidati. Abbiamo una sede anche a Bagheria, quindi la possibilità che si possa fare riabilitazione senza spostarsi è un grande vantaggio per il paziente. Altra cosa a cui teniamo molto, ed è una novità, è la ortobiologia".
Ortobiologia, di cosa si tratta?
"Siamo nell’ambito della medicina rigenerativa: tessuti umani come cartilagini, tessuto osseo, tendini possono essere, appunto, rigenerati. E dove non si può tentiamo con i materiali biocompatibili e l’utilizzo del 3D. Chirurghi, bioingegneri e informatici lavorano tutti insieme. L’Ortopedia sta diventando una branca altamente multidisciplinare".
Parliamo del personale sanitario. Ci sono problemi di reperimento?
"Per quanto riguarda i medici siamo un’isola abbastanza felice, il Rizzoli è molto ambìto. Le difficoltà le abbiamo con gli infermieri, non si può negare. Siamo riusciti anche se con grandi difficoltà a tamponare il turn-over. Ma credo che negli anni che verranno sarà un problema serio perché c’è un calo vocazionale e i fabbisogni crescono rispetto ai numeri forniti dalle agenzie formative. Servono soluzioni a livello sistemico, non tanto locale: occorrono una valorizzazione economica e di carriera".
Ristruttuazioni e cantieri stanno creando problemi di parcheggio, quindi di accesso, sia ai pazienti che al personale. Per quanto ancora bisogna pazientare?
"Il cantiere sul miglioramento sismico dell’Istituto sarà aperto fino alla metà del 2026 ed ha creato disagi all’accessibilità, ne siamo consapevoli, ma era doveroso: è un investimento da 28 milioni di euro che riqualificherà il monoblocco. All’interno di questo finanziamento recupereremo anche una parte del coperto. Ma ci sono anche altri interventi".
Ce li può illustrare?
"Riconsegnare tutta la parte monumentale a un uso non sanitario, quindi ad esempio alle attività didattiche. Questo progetto si realizzerà entro fine anno quando usciranno dalla parte vecchia le sale operatorie che andranno nella parte nuova, con un investimento di 2,8 milioni di euro. Poi altre due cose importanti: le nostre bio-banche, con tutte le altre attività, andranno a occupare circa 2mila metri quadri al Tecnopolo e contribuiranno con tutti i loro dati ad alimentare i sistemi di supercalcolo per gli studi e la ricerca. Poi c’è l’utilizzo di una porzione dell’area Staveco".
In quale modo volete utilizzare una parte dell’ex Staveco?
"Abbiamo presentato una manifestazione di interesse al Demanio perché vorremmo collocare lì le attività ambulatoriali, in quanto lì c’è l’area parcheggio e un accesso anche con i mezzi pubblici. Non abbiamo ancora il master plan preciso, ma siamo molto fiduciosi sulla risposta".
Coordinatore unico della sanità bolognese. Cosa ne pensa?
"È doveroso e utile che le aziende sanitarie metropolitane coordinino i loro interventi. Sarebbe un grande vantaggio per i pazienti e c’è bisogno di mettere insieme le super competenze che sono presenti nei vari ospedali a beneficio dei malati".