"Il killer di Chiara era capace di intendere"

Anche la perizia psichiatrica voluta dal gup sul sedicenne conferma la coscienza del gesto. Martedì l’udienza del processo

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di Nicola Bianchi

Il killer di Chiara è in grado di intendere e volere. Il lavoro del ’superperito’ voluto dal gup Anna Filocamo è terminato e depositato e il risultato finale – secondo indiscrezioni emerse ieri poi confermate dalla famiglia della vittima informata dall’avvocato Giovanni Annunziata – ricalcherebbe quello richiesto a suo tempo dalla Procura. Un atto, quello affidato alla psichiatra Luisa Masina, che sarà discusso martedì nel prosieguo del processo in abbreviato che vede come unico imputato il diciassettenne accusato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, i futili motivi e la minore età della vittima. Chiara Gualzetti, picchiata e accoltellata il 27 giugno 2021, al Parco dell’abbazia di Monteveglio, a due passi dall’abitazione della giovane. "Come mi aspettavo – dice a caldo il padre, Vincenzo Gualzetti, che ricorda anche la moglie gravemente malata in ospedale – questa nuova perizia mette ben in evidenza la piena capacità di intendere e di volere e la piena coscienza con la quale lui ha compiuto il gesto criminale".

Il baby killer – amico di Chiara ed ex stagista del padre – reo confesso, raccontò agli inquirenti di avere inferto le cinque fatali coltellate perché spinto dalla "voce" di un "demone" satanico, "Lucifer, che mi parla da quando avevo 12 anni, dicendomi di agire in modo aggressivo verso gli altri, fisicamente e psicologicamente. Insisteva affinché uccidessi qualcuno".

In quella maledetta domenica mattina di fine giugno, l’allora sedicenne aveva messo nello zaino un coltello, aveva chiesto a Chiara di uscire assieme e lì, ai piedi dell’abbazia, l’aveva colpita da dietro al collo e al petto, per poi accanirsi con calci e colpi. Poi i deliranti messaggi vocali inviati su WhatsApp ad alcuni amici ("L’ho fatto") e quando poco dopo i carabinieri lo avevano rintracciato e interrogato rese "una confessione piena e completa". Ma che, scrisse il pm dei minori Simone Purgato nel fermo per omicidio, "benché inoppugnabile appare a dir poco raccapricciante sia per i numerosi dettagli macabri e cruenti, sia per l’apparente freddezza del racconto, sia infine per il movente che può apparire sotto certi aspetti incredibile e sotto altri estremamente inquietante".

Proprio "quelle voci" che il killer avrebbe sentito, quel "demone" che gli avrebbe fatto impugnare il coltello da cucina, avevano portato la Procura dei minori a disporre una perizia psichiatrica, incaricando un anno esatto fa lo psichiatra e psicanalista Mario Vittorangeli. Un lavoro di oltre cento pagine che non lasciò nessun dubbio sulla capacità del giovane assassino, detenuto al Pratello. Lucido, freddo nell’agire. Ma soprattutto assolutamente capace di intendere e volere. Nel quesito del pm veniva chiesto al consulente se il 16enne fosse "pienamente o parzialmente" in grado di intendere e volere. Secca la risposta. E i presunti demoni nella sua testa? "Non tali da preludere a stati di delirio o allucinazioni". Conclusioni che ora sembrano essere le stesse del perito super partes del tribunale.

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