Il Kom e Bologna, un amore lungo 50 anni

Il cantante studiò ragioneria all’istituto Tanari, poi fondò Punto Radio. Da uno scantinato del centro iniziò la sua avventura musicale

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Baciarsi appassionatamente per tutta Bologna: così nel 1999 Vasco Rossi cantava ‘Senza parole’, che mostrava una Bologna strafatta di effusioni davanti a vari scorci della nostra città, dai Giardini Margherita alla zona dei tribunali, passando con la telecamera anche in via Rizzoli e al Dall’Ara, grazie alle immagini di un suo concerto del 1993.

La love story del Blasco con le Due Torri risale all’adolescenza, quando il rocker frequentava il Tanari e studiava da ragioniere. Poi si iscrisse a Economia e Commercio che non finì, perché il suo sogno era quello di frequentare il Dams. Nel 1974 cambiò il corso di laurea, passando a Pedagogia, ma a otto esami dalla fine, mollò l’università.

Nel 1975, a Zocca e nel fulgore delle radio libere, fondò con altri amici Punto Radio (dove fu il primo direttore e amministratore), che nel nel 1978 venne ceduta al PCI e spostata a Bologna, in uno scantinato in pieno centro.

In via Emilia Levante, celato da un portone anonimo di vetro – come scriveva il collega Pierfrancesco Pacoda in un articolo sul nostro giornale anni fa – si apre l’Open Digital Studio, "il ‘cuore pulsante’ dell’attività discografica di Vasco Rossi che qui, dal 2000, crea le sue canzoni circondato da un numero davvero ristretto di persone" e che a suo tempo è anche stato aperto per visite guidate.

Vasco ha una casa nel centro della città e da anni frequenta lo studio del parrucchiere Orea Malià, che cura il suo look. Sono nati a Bologna i suoi figli Lorenzo Rossi, 33 anni, riconosciuto nel 2003 e figlio di Maria Gabriella Sturani - quella ‘Gabri’ che il Blasco cantava nel 1993, dall’album ‘Gli spari sopra’ - e Luca, avuto dalla moglie Laura Schmidt, che ha sposato dopo 25 anni di love story.

Lo scrittore Enrico Brizzi gli ha dedicato nel 2008 ‘La vita quotidiana a Bologna al tempo di Vasco’, romanzo di formazione, dove racconta della sua adolescenza negli anni dell’esplosione di Vasco e riporta anche di come nacque ‘Vado al massimo’: "Era un caldo bestiale e noi a letto con la chitarra – racconta Vasco – dico a Massimo, facciamo un reggae, che in quell’anno andava di moda il reggae, e lui ha iniziato e io cantavo sopra ‘voooglio andare al mare’, proprio perché era l’ultima cosa che potevamo fare, murati a Bologna con un caldo bestiale... E il pezzo è nato così... Volevo andare al mare a vedere così... le tette nude... tutte nude".

Del resto Brizzi abitava in via Porrettana e proprio lì Vasco "aveva deciso di stabilire il suo domicilio all’alba degli anni Ottanta: nel lembo estremo del quartiere Costa-Saragozza, in una viuzza senza neppure un nome, chiusa all’ombra del Dall’Ara".

Benedetta Cucci

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