Il linguaggio criptato dei pusher. La dose da vendere era il ’lancio’

Le parole degli spacciatori captate dai carabinieri hanno portato a dodici misure cautelari.

Il linguaggio criptato dei pusher. La dose da vendere era il ’lancio’
Il linguaggio criptato dei pusher. La dose da vendere era il ’lancio’

Termini criptati come ‘lancio’, metafore, e sinonimi. Erano tantissime le tecniche con cui camuffavano gli scambi di droga (hashish, cannabis e cocaina) i grossisti ed i galoppini, quasi tutti italiani e marocchini pregiudicati, finiti nella maxi operazione del Nucleo Operativo dei carabinieri di San Lazzaro e della Dda. Gli scambi certificati, che avvenivano per mano di due gruppi di persone (una di base a San Benedetto Val di Sambro e un’altra nel quartiere Santa Viola di Bologna), sono stati oltre un migliaio nei cinque mesi di intercettazioni ambientali e pedinamenti, nella primavera 2020, e hanno portato all’esecuzione di dodici misure cautelari (tre in carcere, quattro ai domiciliari con braccialetto elettronico e cinque con obbligo di presentazione alla pg) per un totale di 19 indagati.

Ad unire, nelle indagini svolte, i due gruppi di trafficanti, la figura di un ex avvocato 45enne di origini umbre, già radiato dall’Albo: questo avrebbe permesso ai militari, tramite pedinamenti e intercettazioni, di notare come oltre ai tre marocchini responsabili del giro di droga tra i boschi dell’Appennino, dove venivano sotterrate partite di droga per non rischiare in caso di perquisizioni, fosse attivo un altro gruppo di casa a Santa Viola. A capo di questo sarebbe stato un italiano 19enne, residente con la famiglia, e due suoi sodali coetanei.

Il grossista a volte era tale, a volte era galoppino: questa fluidità dei ruoli ha reso lunghe e difficili le procedure alle forze dell’ordine stando a quanto hanno testimoniato. Come detto, il clou sarebbe avvenuto proprio nella residenza di Santa Viola: la parola chiave degli scambi di droga era il ‘lancio’.

Con questo, infatti, il 19enne italiano o il suo complice cedevano la droga lanciandola direttamente dalla finestra del palazzo. C’era, poi, un quarto individuo, italiano 50enne, che aiutava il traffico lasciando che la sua cantina venisse utilizzata come deposito: sia di droga che di armi. Qui, infatti, stando a quanto ricostruito dalle intercettazioni, venivano stivate anche due pistole oggetto di indagine. Altre volte, invece, nel caso del gruppo di base in Appennino, la sostanza stupefacente da ritirare o vendere, visto anche il periodo di restrizioni Covid in cui gli scambi avvenivano, veniva trasportata con la scusa, come scrivevano nelle autocertificazioni, di recarsi in macellerie halal, stando a quanto riferiscono gli investigatori.

Zoe Pederzini

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro