
di Federica Orlandi
"Preparami uno schiaffo e consegnalo al cavallo": ed ecco cinque grammi di cocaina (come le dita di una mano, perciò schiaffo), da dare alla persona incaricata di portarla all’acquirente (’cavallo’). Oppure l’ordine era per un "Khador", cioè un involucro di 30 dosi di cocaina già suddivise in palline da mezzo grammo. Eccolo il lessico della presunta banda di spacciatori della Bolognina sgominata giovedì mattina dal blitz della Squadra mobile coordinata dalla Dda, con tanto di elicotteri.
Ventuno gli indagati, per tutti il gip Maria Cristina Sarli ha disposto la custodia cautelare in carcere: a sei di loro è contestata l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Una delle caratteristiche della presunta struttura criminale era proprio il linguaggio in codice conosciuto e utilizzato abitualmente dai suoi componenti, ben attenti a comunicare soprattutto via canali web, più difficili da intercettare.
Nell’ordinanza di custodia cautelare lunga 120 pagine, la gip rileva inoltre "l’accordo stabile tra i consociati", a volte rafforzato da "rapporti parentali o coniugali, che sommandosi al vincolo associativo lo rendevano maggiormente offensivo". Diversi indagati, per giunta, erano legati tra di loro da un "pregresso rapporto di conoscenza e fiducia reciproca", ed erano stati "già in passato arrestati insieme, sempre per motivi di droga". Questa sarebbe la prova di un’organizzazione solida e ben rodata.
A capo del sodalizio, per l’accusa, ci sarebbe Yassine Nadif, marocchino di quarant’anni ("sono io che dico cosa fare", rivela); il cugino Ayoub, 30, sarebbe una sorta di ’tesoriere’ incaricato di raccogliere i soldi provento dello spaccio dei "cavalli". Braccio destro di Yassine è invece Saleh Daoudi, 28 anni, ricostruisce ancora l’accusa, tant’è che quando il primo è in carcere, lui "mantiene i contatti con i canali di approvvigionamento della droga e recupera i proventi", talvolta consegnandola in prima persona a bordo di auto e moto intestate ad altri, poiché lui non aveva documenti né patente. Gli altri presunti membri del sodalizio sarebbero Adil Zaki, Ez Zerouny Hossame e Hamid Tanagami, tutti marocchini tra i 47 e i 38 anni. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Marco Sciascio, durante il blitz della Mobile è stato trovato con oltre un chilo di cocaina in casa e perciò arrestato: ieri è stato processato per direttissima. L’udienza è stata rinviata, ma per lui è stato convalidato l’arresto e disposta nuovamente la misura del carcere.
Quasi tutti gli altri arrestati, intanto, questa mattina dovranno sostenere l’interrogatorio di garanzia. Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Roberto D’Errico, Alessandro Cristofori, Matteo Sanzani.
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