Il Marconi dimezza le perdite "Un bilancio di resistenza"

L’ad Ventola: "È stato un anno difficile, ma non mancano segnali di ripresa". L’obiettivo è tornare ai volumi pre-Covid entro due anni: "Ce la faremo"

di Luca Orsi

L’aeroporto ‘Marconi’ chiude "un bilancio di resistenza". Riuscendo a dimezzare le perdite. L’esercizio 2021 si chiude infatti con un rosso "di 6,7 milioni, contro i circa 13,6 del 2020", spiega Nazareno Ventola, amministratore delegato della società. Nonostante le difficoltà di azzardare previsioni, vista la situazione internazionale, la società conta di tornare ai volumi del 2019 tra il 2024 e il 2025.

Nel 2021 i ricavi consolidati hanno registrato un calo del 13,3% sul 2020, passando da 67,5 milioni a 58,5. Ma se si considerano i ricavi rettificati dai ricavi per servizi di costruzione – collegati ai minori investimenti realizzati – si evidenzia una crescita del 33,6%: da 37,8 milioni del 2020 a 50,4 milioni di euro del 2021.

Il margine operativo lordo (EBITDA) consolidato è tornato ad essere positivo per 3,5 milioni di euro, a fronte dei -3,9 milioni del 2020.

"L’inizio anno è stato complicato per l’esplosione della variante Omicron a gennaio, poi c’è stato un recupero a febbraio e marzo è stato buono rispetto alle aspettative", commenta Ventola. Il mese di aprile "è stato interessante, grazie alla Pasqua, alla Formula 1 a Imola e alla ripresa del trasporto aereo".

"Si chiude un anno complicato – afferma il presidente del ‘Marconi’ Enrico Postacchini –. Non nascondiamo però una leggera dose di ottimismo visto come stanno andando i ponti del mese di aprile. Questo dà fiducia agli azionisti anche sui prossimi investimenti".

La guerra in Ucraina ("l’aggressione della Russia all’Ucraina", precisa Ventola), con la conseguente chiusura dei voli dai due Paesi, ha un impatto marginale sul ‘Marconi’: "Parliamo di una decina di voli alla settimana, meno del 2%". Già compensati da altre destinazioni. Più pesanti saranno le conseguenze dell’assenza di turisti da Mosca "sulle entrate extra-aviation", cioè i ricavi delle attività commerciali presenti all’interno dello scalo bolognese, "perché la clientela russa in genere spende molto".

Al momento, la significativa presenza di voli low cost (salita dal 60% al 75%), "settore più dinamico rispetto a quello dei voli di linea, che risentono ancora della chiusura dei collegamenti verso Asia e Cina, ci fa pensare che potremmo uscire prima di altri dalla crisi", commentano Postacchini e Ventola, confermati ieri nelle loro cariche dall’assemblea, che ha nominato il nuovo cda.

Tra gli obiettivi di sostenibilità, la società sottolinea l’annullamento del gender pay gap (ora allo 0,7%) e la costruzione di un impianto fotovoltaico nello scalo.

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