AMALIA APICELLA
Cronaca

"Il mio omaggio a Lucio e alla sua libertà"

Walter Veltroni racconta la storia di ’DallAmeriCaruso.Il concerto perduto’, il film che sarà proiettato domenica al Medica

"Il mio omaggio a Lucio e alla sua libertà"

Sembra una storia incantata quella di ‘DallAmeriCaruso. Il concerto perduto’. Non solo per quello che racchiude, ma anche per il giro, quasi rocambolesco, che quelle bobine hanno fatto. I nastri del concerto che Lucio Dalla fece al Village Gate di New York nel 1986 sembravano perduti, appunto. Le riprese le aveva fatte Ambrogio Lo Giudice. Sono riemerse solo dopo decenni, perché un cinefilo le ha riconosciute e acquistate da un rigattiere. Si è arrivati così a Walter Veltroni, che le ha viste, se ne è innamorato e ha deciso di costruirci intorno un film: ‘DallAmeriCaruso. Il concerto perduto’, prodotto da Nexo Digital e Sony Music. Il film, in anteprima domenica alle 11 al Pop Up cinema Medica, arriva in sala solo lunedì 20, il 21 e 22 novembre. Un’opera che parte dal live di Dalla e ricostruisce lo sviluppo di DallAmeriCaruso, l’album che comprende, oltre ai brani eseguiti quella sera, il capolavoro ‘Caruso’.

Cosa direbbe Lucio Dalla di questo film?

"Penso – risponde Veltroni, in veste ormai consolidata di regista – che ne sarebbe contento, troverebbe la sua musica rispettata ed esaltata. Abbiamo restaurato e rimasterizzato le riprese in Dolby Atmos. E Lucio era un perfezionista, la qualità della musica gli piaceva molto".

Perché lo ha definito il cantante più felliniano?

"Perché Lucio era un grande inventore di storie, come Federico. Non conoscevano il recinto tra realtà e immaginazione e, se pure c’era, lo scavalcavano. C’è una dimensione circense, giocosa, fiabesca nei loro mondi. Ho ritrovato, nel libro di Vincenzo Mollica ’E fu per gioco, o forse per amore’, un dialogo tra Fellini e Dalla: bellissimo. Si capivano perché parlavano la stessa lingua".

Lei e Lucio Dalla, invece, che rapporto avete avuto?

"Ci siamo conosciuti a metà degli anni Settanta, gli ho voluto molto bene. Mi ha fatto piacere poter fare qualcosa per ricordare la sua grandezza".

Anche Bologna è protagonista del film…

"È pieno di Bologna. Ci sono Ricky Portera, Gaetano Curreri, Angela Baraldi… C’è anche chi non è più qui: Giovanni Pezzoli, Renzo Cremonini. Tutte persone che costituivano il nucleo di Lucio. Un nucleo radicato a Bologna ma che guardava al mondo. Lui coltivava la sua passione per la musica brasiliana, per quella portoghese, jazz, napoletana. Era molto curioso e questo era il suo bello".

La foto della locandina è decisamente particolare: come l’ha scelta?

"Quando l’ho vista me ne sono innamorato. Credo che ci sia tutto Lucio e tutto questo film: il viaggio, il rapporto con l’America, e il racconto della complessità di Lucio come persona, al tempo stesso esplosiva e solitaria. E come tutte le belle persone non provava imbarazzo. Volevo che la sua totale libertà – elemento del suo fascino – fosse raccontato da questa foto".

Il primo ricordo di Dalla che le torna in mente?

"Io lo conoscevo come cantante dalla metà degli anni Sessanta. Lo avevo visto cantare a Sanremo ‘Paff… bum’, ‘Bisogna saper perdere’, poi ‘4 Marzo 1943’. Il nostro era un rapporto di simpatia, amicizia, scambio di idee e opinioni. Lui e Renzo Cremonini vollero che io sentissi il disco ‘Dalla’ a casa di Lucio, in vicolo del Buco, a Roma. Me lo fecero ascoltare in anteprima e mi dissero: ‘Maestro, che ne pensi?’. E io risposi: ‘Che ne penso? Che è un capolavoro assoluto’. L’ultima volta in cui l’ho visto invece è stata in Campidoglio. Lo abbiamo premiato assieme a George Clooney: una coppia meravigliosa. Tutti e due bellissimi".