
Foto segnaletica di Paolo Fabbri, fervente socialista e antifascista
Una doppia corona di fiori per ricordare Paolo Fabbri. A deporre gli omaggi, nell’80° anniversario della scomparsa del partigiano, saranno due distinte delegazioni dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani: un primo gruppo di associati Anpi si recherà in Certosa a Bologna domani alle 15, presso la sua tomba. Nello stesso momento, un secondo corteo a cui si unirà l’assessore Andrea Baldini in rappresentanza dell’amministrazione comunale, raggiungerà la località Abetaia di Gaggio Montano, dove ‘Palita’ cadde nel 1945, in circostanze mai del tutto chiarite.
Quella notte, sulla via del ritorno al termine di una delicata missione segreta compiuta per conto del comitato di liberazione nazionale, Fabbri fu ucciso insieme al tenente colonnello Mario Guermani. La guida montana che li accompagnava, Adelmo Degli Esposti, uscì invece indenne dall’agguato, attirando su di sé più di un sospetto negli anni successivi. Le salme dei caduti vennero ritrovate solamente nella primavera del ‘46 grazie a un’indagine dei carabinieri, a poca distanza dal cippo che ricorda l’accaduto. Nel 2024, per Pendragon, è uscito ’Il caso Paolo Fabbri’, in cui l’autore Enrico Verdolini indaga la controversa vicenda che portò alla morte dei due partigiani e il processo per omicidio che ne seguì. "Fabbri è stato uno dei capi della resistenza bolognese – racconta Verdolini – fondatore delle Brigate Matteotti. La sua vita è meno nota di quanto meriterebbe. E’ doveroso ricordare il suo contributo alla libertà".
Il nome di Paolo Fabbri, ancora prima che per le sue gesta, è conosciuto ai più per l’omonima via bolognese a cui il cantautore Francesco Guccini nel 1976 ha dedicato una famosa canzone. In realtà la sua vita va riscoperta sia per ciò che egli fece, da sindacalista contadino, nei primi decenni del ‘900 oltre che per la strenua resistenza che oppose al regime fascista. Nato a Conselice, in provincia di Ravenna nel 1889, si avvicinò giovanissimo alle organizzazioni dei braccianti e al partito socialista italiano a cui fu iscritto fino all’ultimo. Fu proprio la federazione socialista, in virtù dell’esperienza e delle sue doti di leader, a inviarlo a Molinella al fianco del sindaco Giuseppe Massarenti. Nel 1927 Fabbri fu confinato a Lipari dove strinse amicizia con i fratelli Rosselli, di cui organizzò la rocambolesca fuga, Ferruccio Parri ed Emilio Lussu.
Rientrato a Bologna negli anni ‘30, aprì la Chimica galvanica, un’azienda di detersivi in cui assunse diversi antifascisti molinellesi. Negli anni quaranta, sfruttando la copertura lavorativa, Fabbri trasformò la sede della società, il cosiddetto ‘fondone’ di via de’ Poeti, in un centro pulsante della resistenza cittadina. "La resistenza è stata un fenomeno plurale – ricorda Anna Cocchi, presidente Anpi Bologna – di cui Fabbri è una delle espressioni più nobili. Da quella ricchezza di idee è nata l’Italia democratica".
Fabio Marchioni