"Il nostro Ottocento che finisce nella rete"

Elena Bucci e il progetto teatrale che da oggi a venerdì si gira al teatro di Casalecchio. "Porteremo in scena anche il backstage"

Migration

di Claudio Cumani

La limpidezza di Cechov e i tormenti di Dostoevskji, l’intimità veggente di Emily Dickinson e il mondo gotico di Poe, le dame di Baudelaire e gli astri del Risorgimento. A quante suggestioni, a quali icone, a che atmosfera non solo letteraria ci porta un secolo dimenticato come l’Ottocento?

"È un periodo – dice Elena Bucci – ricco di eventi, mutamenti, grandi romanzi, personaggi fondanti. Entrarci è come varcare la porta di un palazzo colmo di una ricchezza infinita". Ottocento è lo spettacolo da lei ideato, scritto e interpretato insieme a Marco Sgrosso che, prodotto dal Ctb di Brescia, gira da un paio di anni con successo nei teatri italiani. E che ora entra nel progetto ‘Teatri nella rete’, un palinsesto di proposte in streaming volute da Ater. Al teatro Betti di Casalecchio da oggi a venerdì Ottocento verrà non soltanto ripreso dalla videocamere ma arricchito da una serie di inserti sul ‘dietro le quinte’. "L’idea – spiega l’attrice – è quella di fornire altre prospettive a partire dal backstage, raccontando ad esempio la bellezza emotiva della preparazione di un allestimento". La messa in onda sulla piattaforma www.teatrinellarete.it e sulla pagina Facebook del Betti è prevista ai primi di gennaio.

In questo momento la vostra compagnia, le Belle Bandiere, sta lavorando molto sul web. Come mai?

"Visto le attuali difficoltà, è interessante mettere a confronto l’immaginazione teatrale con un linguaggio come quello del video e accostare professionalità diverse. Il problema è non offrire un segnale teatrale bugiardo. Ci siamo impegnati su più fronti: a Roma con una lettura di Henry Naylor per il festival Trend e a Lecce con Heroides di Ovidio appositamente realizzato per il canale YouTube del gruppo Koreja. Di recente in un palazzo abbandonato di Bagnacavallo abbiamo realizzato una lettura in streaming delle Eumenidi che andrà a comporre un prossimo ciclo web della ‘Permanenza del classico’".

Come sarà la versione online di ‘Ottocento’?

"Avevo chiesto ad Ater di trasformare lo spettacolo in una specie di mini-serie costituita da episodi di venti minuti l’uno per estrapolare le varie parti del racconto ma purtroppo non è stato possibile. Lo spettacolo inizialmente era stato pensato come un semplice studio ma la materia si è rivelata così potente che il nostro lavoro ha preso un’altra piega. Volevamo strappare un secolo ai luoghi comuni".

La costruzione dello spettacolo, nei suoi tanti riferimenti, può rimandare alla lezione di Leo de Berardinis, il vostro maestro?

"A istinto, sì. Quello che Leo ci ha insegnato è di usare il teatro come uno strumento di indagine della mente e del cuore. E che quindi non bisogna avere paura a cavalcare un secolo in modo immaginario ed emotivo. Lui l’aveva fatto con Novecento e mille, una creazione di una bellezza sconvolgente, a cui io partecipai come giovane attrice. Le sue intuizioni restano potentissime".

A proposito di ’Ottocento’, come mai ha dedicato di recente un omaggio online a Emily Dickinson?

"È il mio punto di riferimento. Trovo che in questo periodo di clausura obbligata sia giusto pensare a chi ha scelto un isolamento volontario mantenendo però uno sguardo bruciante sul mondo. A lei è bastato pubblicare sette poesie per far risuonare la sua voce sommessa in tutto il mondo".

Come vive questo periodo di pandemia?

"Continuiamo comunque a lavorare, fra pochi giorni, ad esempio, inizieremo a provare Caduto fuori dal tempo, la versione teatrale tratta dal romanzo di david Grossman. In questi mesi è stato utile per la categoria ritrovarsi per rivendicare i propri diritti ma al contempo mi spiace che ci siano stati teatri virtuosi e altri meno. Il virus genera solidarietà e divisione. Sarebbe stato bello concentrarsi solo sulla prima".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro