Oggi all’ospedale di Vergato il pronto soccorso è aperto dalle 8 di mattina alle 8 di sera, nel futuro immediato, invece, il centro assistenza per l’urgenza, Cau, sarà funzionante 24 ore su 24. Lo ha rivelato l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini in un incontro con la popolazione organizzato dal Pd dell’Appennino e dallo Spi, il sindacato pensionati della Cgil, e che aveva come tema proprio l’avvenire del presidio montano.
"Dobbiamo distinguere due aspetti della questione – ha spiegato Donini – le emergenze come l’infarto non possono essere gestite dagli ospedali di provincia, ma devono essere dirottate negli hub appositi allestiti nella città e già oggi non lo sono. Per questo motivo stiamo rinnovando la flotta degli elicotteri e ampliando i mezzi di trasporto in modo tale che chi si rivolge al 118 possa avere una risposta in tempi sempre più brevi. Ci sono poi le urgenze che, invece, possono essere gestite dagli ospedali più piccoli e che possono essere seguite da un medico che non necessita dell’abilitazione all’emergenza". Considerato che oltre il 90% dei pazienti che oggi si recano Vergato è etichettato con codici inferiori a quelli che caratterizzano l’emergenza, il Cau sembra essere la risposta più corretta alle attuali esigenze della popolazione. Donini ha anche ribadito come l’ospedale non sia in dismissione, ma ci siano dei precisi investimenti.
"Presto verranno aperti gli ambulatori di chirurgia per gli interventi che non necessitano di ricovero – ha aggiunto la direttrice del distretto sanitario Sandra Mondini – e verranno ampliati anche gli spazi della fisioterapia. Inoltre tutti gli attuali servizi verranno mantenuti".
Soddisfatto lo Spi-Cgil che, comunque, monitorerà questa trasformazione con grande attenzione. "Ci premono soprattutto due questioni – ha dichiarato la segretaria nazionale dello Spi Antonella Raspadori –: la prima è che ci sia una continuità assistenziale e che il servizio sia svolto per tutta la giornata; la seconda è che i professionisti siano qualificati per svolgere questo tipo di funzione. Ad oggi queste due garanzie ci sono assicurate e noi controlleremo che permangano nel tempo". I Cau servono anche per razionalizzare le spese. Un tema delicato in un momento in cui le regioni lamentano un’insufficienza nelle risorse che lo stato centrale invia alle regioni per la spesa sanitaria.
Da questo punto di vista la Regione Emilia Romagna, insieme alla Toscana, ha intenzione di forzare la mano promuovendo una legge che costringa il governo ogni anno a spendere il 7,5 per cento del Pil per la salute dei cittadini. "Oggi noi dobbiamo lavorare su due fronti – ha spiegato il parlamentare del Pd Andrea de Maria –. Da un lato dobbiamo affidarci ad assessori competenti come Donini e dall’altro dobbiamo ribadire il concetto che il sistema sanitario deve essere universalistico e curare tutti indipendentemente dal loro reddito". L’incontro e il successivo dibattito sono stati moderati da Cesare Savigni responsabile Pd in Appennino.
Massimo Selleri