OTTAVIA FIRMANI
Cronaca

Il nuovo presidente Coldiretti: "Ecco le nostre tre priorità"

Luca Cotti: "Basta burocrazia, è l’ora dei rimborsi per l’alluvione e sono decisive le molecole"

Luca Cotti, Coldiretti Emilia-Romagna

Luca Cotti, Coldiretti Emilia-Romagna

Un’elezione recente, tante sfide da affrontare, ma anche la volontà ferma di proseguire su una strada già tracciata. È questo lo spirito con cui il nuovo presidente di Coldiretti Emilia-Romagna, Luca Cotti, commenta i primi giorni del suo incarico. Tra burocrazia da ridurre, risarcimenti per l’alluvione e fauna selvatica da gestire, il lavoro sembra non mancare. "Ma la regione parte da una posizione solida" commenta Cotti.

Presidente, come si sente dopo questa elezione?

"Sto bene, tanta emozione, ma ora siamo pronti, adesso c’è da lavorare". Qual è la situazione che ha trovato in Emilia-Romagna?

"Trovo una regione in ordine. Di questo devo ringraziare anche il mio predecessore Nicola Bertinelli. I problemi ci sono e sono un po’ sempre gli stessi: dalla burocrazia che opprime le aziende ai rimborsi dell’alluvione del 2023 e ancora del 2024. Però siamo pronti e già avviati su questa strada".

Qual è il primo punto su cui intende intervenire concretamente?

"Abbiamo più di un punto da portare avanti. In primis i rimborsi dell’alluvione del 2023 e del 2024, che si devono sbloccare e arrivare alle aziende. Poi, è importante affrontare il tema delle molecole, indispensabili per sostenere le nostre produzioni. E, come dicevo, puntiamo a ridurre la burocrazia".

Cioè?

"La burocrazia è un problema che c’è da sempre, ce la trasciniamo. Sarà impossibile eliminarla, ma sarà già tanto alleggerire le aziende da tutte queste carte, che portano via tempo, energia e anche risorse economiche".

Ha parlato di una regione in ordine: cosa distingue l’Emilia-Romagna?

"Il posizionamento della regione è ottimo. È quella con il maggior numero di produzioni D.O.P., e questo ci aiuta molto. La strada intrapresa anni fa ci consente di difendere la redditività delle aziende, proseguiremo".

Ci sono criticità comuni in tutte le province?

"Sì, c’è il problema della fauna selvatica. I danni alle nostre produzioni e alle aziende mettono in crisi soprattutto le zone montane, che sono le più fragili. Mi riferisco ai danni provocati dagli animali selvatici: il lupo rispetto agli allevamenti e il cinghiale rispetto alle coltivazioni".

Qual è la vostra posizione su questo fronte?

"Siamo favorevoli al contingentamento: se il numero di questi animali fosse giusto, non sarebbero un problema. E poi serve il risarcimento per i danni che causano. Sono due livelli diversi, ma entrambi necessari".

Come intende lavorare nei prossimi mesi?

"Il metodo sarà sempre lo stesso: lavorare insieme alle province e soprattutto ascoltarle. Ogni presidente, ogni federazione provinciale porterà i propri problemi al regionale, che cercherà di farsene carico. Specialmente all’inizio vogliamo concentrarci sull’ascolto e sul comprendere la situazione".