
L’idea di Vincenzo Gualzetti, padre della 15enne uccisa a Monteveglio da un suo coetaneo: "Stop ai siti pericolosi e alert web ai genitori" .
Una sim a misura di minorenni, in grado di bloccare siti vietati, e un software sempre attivo che dallo smartphone manda alert ai genitori. A dare una mano, con queste due novità, alle famiglie alle prese con il connubio social-figli, è Vincenzo Gualzetti, papà di Chiara, la 15enne uccisa nel giugno 2021 a Monteveglio da un ragazzo, all’epoca minorenne, che diceva di essere suo amico.
Per lei e a lei, il suo papà ha aperto e dedicato il centro giovanile Chiara Gualzetti in piazza della Pace, a Crespellano, nel Bolognese. Un luogo dove i ragazzi spengono lo smartphone, staccandosi dal mondo virtuale, per socializzare ed entrare nel mondo reale. Ed è ai ragazzi, con il naso incollato sullo schermo luminoso e con il mondo virtuale a portata di dito, che Vincenzo Gualzetti ha pensato, facendosi aiutare da Filippo Corvino che del centro è presidente e da ingegneri.
"I nostri ragazzi vanno salvaguardati", spiega il genitore favorevole ad una norma che vieti i device ai minori. Il primo strumento messo a punto è una sim under 18 che nella memoria porta incisa la data di nascita del ragazzino sul cui cellulare verrà installata.
Ad acquistare la tesserina sono, ovviamente, i genitori. Di fatto, non appena il ragazzino minorenne va su una pagina vietata (adult, gioco d’azzardo, porno, violenza, droghe o autolesionismo), la schedina, in automatico, blocca la navigazione.
Una sorta di parental control installato direttamente sulla sim il cui potenziale può essere sviluppato anche in questa direzione. Il parental control o filtro famiglia è un sistema che permette ad un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del figlio, oltre a impostare il tempo di utilizzo di computer, tv, smartphone e tablet.
"Sarebbe importante – precisa il genitore – avviare un dialogo con le società di telecomunicazioni: i minori non sono tutelati". Secondo strumento, messo a punto con alcuni ingegneri e che, spera il papà di Chiara aprirà la strada "a una collaborazione con Unibo", è un software che non ha bisogno di essere attivato come il parental control perché è sempre operativo.
Questo software manda un alert al genitore non solo in caso di navigazione pericolosa, ma anche se il minore dovesse postare, ad esempio, sui social, immagini o video sconvenienti oppure scrivere parole inappropriate da leone da tastiera.
"Lo smartphone è come una macchina, va saputa guidare. Bisogna avere la patente", avverte papà Gualzetti. Una patente sotto forma di percorsi educativi che insegnino a ‘guidare’ i device.