Il passato svelato: due mummie tornano a casa

Una è esposta in via permanente al Museo Archeologico e presenta un raffinato sudario. E oggi parte un ciclo di tre incontri

Il passato svelato: due mummie tornano a casa

Il passato svelato: due mummie tornano a casa

di Claudio Cumani

La ‘bella’era alta poco più di un metro e mezzo, abitava dalle parti di Tebe e quando morì, in epoca romana fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, aveva tra i 35 e i 45 anni. Possedeva forme rotonde e non godeva di buona salute: molti ascessi con perdita di denti e un’artrosi alla spina dorsale e alle articolazioni delle ginocchia ne compromettevano probabilmente le giornate. La denominazione ‘bella’, in realtà imbarazzante per una mummia, viene da un geroglifico antico sulle bende dipinte dove sono riprodotti idealmente i tratti della defunta con lucidi colori. E’ proprio il raffinato sudario, oltre alle tecniche di imbalsamazione, a indicare un elevato stato sociale della donna. Ora è tornata ‘a casa’ ed è esposta in via permanente nella sezione egizia dell’Archeologico. In realtà sono due le mummie (visibili fino alla fine degli anni Settanta nel nostro museo e poi destinate ai magazzini) fino a pochi giorni fa in trasferta perché al centro dell’articolato progetto Mummies. Il passato svelato, che ne ha garantito indagini diagnostiche e trattamenti di conservazione. E questo grazie alla collaborazione scientifica con l’istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano e a varie altre sinergie: dal dipartimento di radiologia del Sant’Orsola al centro restauro ’La Venaria Reale’ fino al dipartimento di chimica dell’università di Pisa.

La seconda mummia è quella di un ‘fanciullo con tre tuniche’, testimonianza del rituale funerario dell’Egitto medioevale (siamo nel XIII secolo dopo Cristo): appartiene a un bambino di 2-3 anni e non verrà esposta in quanto il corpo è mutilato. La scelta si inquadra in un dibattito in corso da tempo sul tema complesso dell’esposizione delle mummie e delle relative implicazioni in ambito etico, museologico e giuridico: una questione che gli studiosi ritengono superabile mettendo sempre al centro la dignità dell’individuo. In questo caso, ad esempio, gli studi antropologici e paleontologici hanno fatto luce sulla vita di questi due antichi egizi, restituendo loro appunto l’identità perduta e rendendoli testimoni di una storia millenaria.

In occasione del ritorno in città dei due rari reperti, l’Archeologico ha varato un ciclo di tre conferenze (tre sabati a partire da oggi alle 17 in sala Risorgimento) per ripercorrere storie di restauri, conservazione e tessuti antichi. Il museo, infatti, ha attualmente quattro mummie esposte e tre in magazzino tra cui la celeberrima mummia nera donata da Benedetto XIV all’istituto delle Scienze di Marsili. Diversa è la provenienza. La ‘mummia con il sudario dipinto’ arriva dalla collezione di Pelagio Palagi che la comprò dal cancelliere del consolato austriaco in Egitto Giuseppe Nizzoli. La ‘mummia di fanciullo con tre tuniche’ proviene invece dalla collezione del nobile Federico Amici che a lungo operò in Egitto: fu lui stesso a donarla al museo civico di Bologna.

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