"Il privato non è responsabile dei portici"

Il tribunale archivia la posizione di un amministratore di condominio per la caduta di una donna. "La manutenzione è del Comune".

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di Nicola Bianchi

"Il soggetto" tenuto alla "custodia e alla manutenzione" e "relativa pavimentazione" dei portici da oggi rischia di essere solo uno: non più il privato, bensì il Comune. A cambiare il corso della storia e a riscrivere le consuetudini centenarie dei bolognesi, potrebbe essere oggi una disposizione del gip Alberto Ziroldi che venerdì ha archiviato – rigettando la richiesta della Procura di particolare tenuità del fatto – la posizione di un amministratore di condominio, finito nei guai nel 2018 per la caduta di una donna sotto i portici di via Augusto Righi.

Il fatto. Era il giorno di Pasqua, 1 aprile. La signora, una bolognese di 64 anni, stava camminando con alcuni parenti quando, tra tavoli e sedie di un ristorante, era finita in una buca nel marmo perdendo l’equilibrio e ferendosi seriamente: naso rotto, danni permanenti a un occhio.

I vigili urbani individuarono un unico responsabile: l’amministratore del palazzo di fronte alla buca, indagato per lesioni stradali gravi. Motivo? La pavimentazione dei portici – questo il ragionamento – fa parte della sede stradale e di quella buca il responsabile è il frontista, dunque l’amministratore.

Settecento anni fa. La prima testimonianza dei portici di Bologna risale al 1041. Nati in maniera quasi spontanea, edifici privati su suolo pubblico per aumentare gli spazi abitativi, ebbero la loro massima espansione nel 1288 grazie a un bando comunale che stabilì che ogni nuova casa doveva essere costruita con il portico, lasciando al proprietario l’onere del mantenimento. "Portici e pavimentazione – spiega l’avvocato Flavio Mannini per l’amministratore indagato –, come è noto, sono di proprietà dei fabbricati antistanti ma gravati da una servitù ad uso pubblico, essendo destinati al transito dei pedoni".

Non è strada. Quel giorno gli agenti della Pm, nell’individuare l’amministratore, proprietario del portico, responsabile della buca, configurarono la struttura "parte della strada". Ipotesi rigettata dall’avvocato Mannini perché, "a differenza del marcipiede, non ne fa parte", come non vi è traccia "nel Codice della strada della loro conservazione". Non solo. Per il legale non si può parlare di addebito penale: qualora un pedone "si ferisca cadendo in una buca" della pavimentazione del portico, continua, "la responsabilità conseguente potrà essere al più civile per il risarcimento danni". Responsabilità "non dei privati proprietari bensì del Comune" che, consentendo alla collettività di usare un’area privata per il pubblico transito, "si assume l’obbligo di accertarsi che la manutenzione dell’area e dei relativi manufatti, non venga trascurata". Un principio seguito anche da una sentenza civile del 2014: "insidie e trabocchetti che possano insorgere per effetto della negligente cura del suo stato", sono di pertinenza "solo e soltanto del Comune di Bologna".

"Archiviare". Per l’amministratore, la Procura aveva chiesto l’archiviazione ma per particolare tenuità del fatto, istituto che nonostante la non punibilità, lascia presupporre la commissione di un reato. Per questo impugnata dall’indagato, che alla fine ha avuto ragione. E qui ecco la decisione che può cambiare la storia della competenza sui portici. Scrive il gip: "I portici sono soggetti a servitù di uso pubblico in quanto adibiti a pubblico passaggio". E per l’articolo 40 della legge 17 agosto 1942, chi è "tenuto alla custodia e alla manutenzione e relativa pavimentazione è solo il Comune". E ora? La prima mossa l’ha fatta la signora caduta, annunciando i danni al Comune. Palazzo d’Accursio? Presto potrebbe rischiare di trovarsi a bilancio 42 chilometri di portici da manutenere.

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