
Bologna, 10 settembre 2023 – "Io in corsa alle Regionali 2025? Sono candidato a far bene quello che sto facendo per la nostra Regione perché mi piace. E poi il presidente della Regione ce l’abbiamo e anche bravo...".
Vincenzo Colla, assessore regionale al Lavoro e allo Sviluppo economico, è l’uomo delle grandi partite economiche. Conosce aziende, si districa tra numeri, Pil, vertenze sindacali, forte di un passato in Cgil.
Anche per questo c’è chi dice che potrebbe essere tra i papabili per il dopo-Bonaccini alla presidenza dell’Emilia-Romagna. Sempre che, alla fine, non ’passi’ il terzo mandato su cui il governatore ha aperto. Un rebus di non poco conto, visto che servirebbe un assist pesante: quello della premier Giorgia Meloni.
Assessore Colla, che cosa ne pensa di un terzo mandato di Bonaccini in Regione?
"Il rebus va sciolto ’in casa’. Schlein e Bonaccini devono decidere assieme, coinvolgendo gli organismi del Pd. Nelle sedi giuste si decidono le persone giuste...".
In attesa di capire le prossime mosse del Pd e non solo, l’Emilia-Romagna resta la locomotiva d’Italia, come ha appena detto anche da Valter Caiumi, numero uno di Confindustria Emilia...
"Sì. Il Pil nazionale sarà sotto l’1 per cento, mentre da noi la crescita supererà l’1 per cento. Sarebbe più alta, ma c’è stata l’alluvione. E, si sa, la Romagna, da sola, vale il 2 per cento del Prodotto interno lordo. Anche per questo sugli indennizzi il governo deve accelerare... Al di là del tema del commissario ‘Bonaccini sì o no’, abbiamo comunque perso due mesi di tempo per nominare Francesco Figliuolo. E sui ristori, credo che sia stato sbagliato il metodo per famiglie e imprese".
Resta, comunque, l’attrattività della Regione. L’ultimo investimento è dei tedeschi di Sew-Eurodrive a Bologna.
"La nostra forza, qui, sono anche le relazioni industriali e sociali che vengono prima dei manufatti...".
Nuove aziende, nuovi talenti. Ma gli alloggi mancano.
"Questo è un grande problema. Che riguarda Bologna, certo, ma tante altri grandi città. Non dobbiamo consumare suolo, dobbiamo puntare su ciò che abbiamo. Quindi hanno ragione gli industriali a sollecitare la rigenerazione urbana, utilizzando le aree dimesse. Il governo, invece, ha tolto miliardi di euro del Pnrr sulla rigenerazione... Va cambiata mentalità".
In che modo?
"Pensando di costruire in alto. Pensiamo a Bologna: a parte le torri della Regione di Kenzo Tange e quella di Unipol, la morfologia è ’piatta’. Per questo, dai magazzini vicini alla produzione alle abitazioni, si deve puntare su uno sviluppo in verticale. Si arriverà, così, a una nuova idea di logistica, ma anche di città. Non dimentichiamo che il costo della casa impatta sul 30-40 per cento dello stipendio, in più c’è la pandemia dei tassi d’interesse. Se non c’è una svolta, il lavoro diventa davvero povero".
C’è un altro problema: la mancanza di manodopera.
"Do una cifra per difetto: mancano 100mila addetti in tutta la regione. Per questo non si può continuare a discutere di emergenza migranti".
È giusto, quindi, come ha fatto l’Emilia-Romagna, non aderire allo stato d’emergenza sui migranti?
"Non si può parlare del tema contrapponendo buonismo, militarismo e urgenza. Gli stranieri vanno regolarizzati, a partire da quelli già integrati da noi, considerando anche l’inverno demografico che riguarda il nostro Paese".
Le competenze, qui, ci sono?
"Abbiamo fatto, proprio per questo, una legge per attrarre e trattenere talenti. E presto avremo un ufficio talenti in ogni città, ci sono già i bandi".