
di Federica Gieri Samoggia
Mascherine anti Covid a scuola? Sì, no e soprattutto a richiesta. Venerdì sarà un trillare di campanelle per il rientro in classe del ‘popolo’ della scuola, che potrebbe avere un compagno di banco o di segreteria molto silenzioso: il Covid. Per questo rientro si stanno preparando 114.069 studenti, che siederanno in 5.246 classi dove in cattedra troveranno 12.967 tra maestri e prof. Con 2.117 dade a vigilare su di loro e nelle segreterie, 111 Direttori dei Servizi generali amministrativi (Dsga), 708 segretarie e 189 tecnici. Un esercito.
Il Covid c’è e con il virus bisogna fare i conti. A ieri, nessuna circolare del Ministero della Salute congiunta oppure no con il Ministero dell’Istruzione e del Merito si è abbattuta sui presidi che, a una sola voce, affermano: "Siamo preparati a tutto". In effetti la pandemia li ha scafati parecchio, ma è anche vero che le scorte di mascherine, arrivate nelle scuole come un diluvio, sono ancora lì tutte belle impacchettate e inscatolate. Stipate nei corridoi, in stanze ad hoc. Pronte all’uso: già, ma quale? Indosso obbligatorio oppure a random? Non si sa e chi ha l’occhio lungo spiffera: "Con la scusa dell’autonomia scolastica stanno lasciando il cerino in mano ai presidi, lasciando loro l’onere della decisione sul da farsi". Un’eventualità che Lamberto Montanari, presidente Anp Emilia-Romagna (Associazione nazionale presidi), rigetta con forza. "Da Roma stanno provando a scaricare la responsabilità sui presidi – attacca –. Di fatto, stanno aspettando che si esponga qualcun altro, ma non accadrà. Noi presidi non provochiamo allarmi, ma in tema ‘mascherina sì o no’ non obblighiamo e non impediamo". Insomma se qualcuno la vuole tenere, bene; se la chiede, l’avrà; ma l’ordine di indossarla, mai e poi mai. Salvo indicazioni ministeriali. A quel punto, conclude Montanari, "si agirà sulla base di indicazioni precise. Come si è sempre verificato".
E loro, i presidi, quelli con il cerino in mano? Intanto premettono: "Non è una nostra competenza decidere se va indossata oppure no". Poi mostrano gli scatoloni stipati di presìdi inviati a frotte durante la pandemia. "Li abbiamo sistemati in un corridoio nella sede principale del comprensivo", spiega Filomena Massaro, dall’Istituto comprensivo 12 in via Bartolini. "Se qualcuno ce lo chiede, glielo daremo – osserva –. Nel caso in cui la situazione dovesse precipitare, e speriamo di no, agiremo nel modo che ci verrà indicato dagli organi competenti". Scuole "sentinelle" dell’andamento del virus, puntualizza la preside del liceo Copernico, Fernanda Vaccari, che conferma: "Se qualcuno mi chiederà di avere la mascherina, gliela fornirò subito. Se qualcuno la vuole indossare, ci mancherebbe, ma obbligare no, assolutamente no". E comunque in via Garavaglia, nei corridoi e nelle classi, il distributore di gel antisettico è sempre bello pieno. "Rimane comunque una buona pratica che, come scuola, abbiamo adottato al di là del Covid", specifica.
Stessa linea in via Mazzini, al liceo Fermi. "Aspettiamo indicazioni dalle autorità preposte – sottolinea il preside Fulvio Buonomo –. Non possiamo essere noi a decidere. Nessun dovere, ma se uno preferisce indossarla anche perché magari ha il raffreddore e non vuole contagiare nessuno, può farlo tranquillamente". Quanto a eventuali impennate del virus, "durante la pandemia ogni quindici giorni incontravamo l’Ausl. Nel caso in cui notassimo una recrudescenza, la contatteremo subito per un confronto".