Il riconoscimento a Pupi Avati con la neo-ministra Bernini

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Pupi Avati ha sempre amato definirsi "un artigiano del cinema". E ieri, all’Archiginnasio, il regista ha ricevuto il ‘Premio Cultura 2022’ di Confartigianato dalle mani di Davide Servadei e Amilcare Renzi, presidente e segretario di Confartigianato Emilia-Romagna. Fra le autorità presenti ci sono Anna Maria Bernini – alla prima uscita pubblica sotto le Due Torri come ministro dell’Università – e il senatore Pier Ferdinando Casini. Avati – che il 3 novembre compirà 84 anni – dialoga con Valerio Baroncini, vicedirettore del Carlino. E svela che "lunedì inizio a girare il mio ennesimo film. Saremo a San Michele in Bosco, per le scene di un funerale". Avati invita i giovani "a sognare in grande, ad avere aspettative nella vita". Ai suoi allievi che ammettono di avere un piano B, in caso di insuccesso, dice: "Se hai un piano B, farai il piano B. Non ti meriti il grande sogno". Avati racconta e incanta. Ricorda quando restò ammaliato da Otto e mezzo, di Fellini, visto al cinema del Dopolavoro ferroviario, in una pausa dal lavoro di venditore di surgelati. Fu il film che lo ha fatto "innamorare del cinema. Avevo trovato la mia strada". C’è la nostalgia "delle persone che non ci sono più". A cominciare dai genitori. In un file del suo pc Avati ha la lista dei nomi "di chi ha fatto parte della mia vita. Leggerli è una forma di preghiera che mi sono inventato. Li tengo con me". Fra questi, c’è il nome di Lucio Dalla. Fin da ragazzo "sapeva che qualcosa di fantastico sarebbe arrivato. Sapeva credere e confidare nella sua creatività. Aveva talento in tutto ciò che faceva. Lucio è la persona più straordinaria che ho conosciuto".

Nella foto sopra, da sinistra: Davide Servadei, Amilcare Renzi, Anna Maria Bernini e Pupi Avati; sotto, Avati con Casini

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