Il ricordo di Enrico Brizzi "Carismatico e schietto, lo amiamo"

Lo scrittore ammette: "Difficile condividere le sue opinioni politiche, ma ho conosciuto la sua terra. E ho capito: non esistono buoni e cattivi, la realtà è più complessa. L’esonero di settembre? Troppo brusco"

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di Giacomo Gelati

"Il cielo di Bologna era espressivo come un blocco di ghisa sorda", esordiva Enrico Brizzi nel suo romanzo più antico e celebre, ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’. Una frase iconica che agghinda questi giorni di lutto calcistico, scritta da chi il Bologna lo tifa, lo canta e lo romanza da tre decenni.

Brizzi, ha un ricordo particolare di Sinisa giocatore?

"Essendo io del ’74, da grande appassionato di figurine Panini il mio ricordo indelebile è legato a quel giocatore fortissimo con una capigliatura impresentabile tipo mullet riccio. È un ricordo al sapor di vecchia Jugoslavia, legato a una scuola calcistica straordinaria, geograficamente confinante alla nostra, ma nella sostanza tanto diversa. Onestamente sono legato a quell’arco temporale, con lui giovanissimo che alza la Coppa dei Campioni".

E del Mihajlovic allenatore? "Ho un bellissimo ricordo di pochi anni fa. Ero in bicicletta lungo il Danubio con direzione Belgrado: era tutto materiale che sarebbe finito in ‘Buone notizie dal Vecchio Mondo. Viaggio a due ruote lungo il Danubio’, uscito nel 2020. Ero al confine fra Croazia e Serbia e salgo su questo traghetto per oltrepassare il fiume. Da una parte della chiatta ci sono io e dall’altra un gruppo di abitanti locali che mi guarda e fa commenti. Ero evidentemente l’oggetto del discorso e si crea un momento imbarazzante".

Com’è andata a finire?

"Si avvicina uno di loro e con un inglese tenuto insieme con la colla mi dice ‘Are you american?’, a evidenziare il fatto che da quelle parti non sono tanto i benvenuti. Gli dico che vengo da Bologna, che è la città dove allena Mihajlovic, ed è stato incredibile. Mi hanno fatto un sacco di domande su di lui e alla fine non ho manco pagato il traghetto".

Che idea si è fatto della sua personalità visitando quei luoghi?

"Per me è sempre stato difficile condividere le sue opinioni politiche, tuttavia vedendo la sua terra e conoscendo la sua gente ho capito che la realtà è stratificata e complessa. Non è buoni contro cattivi, ma è un discorso molto più radicato e che è difficile immaginare. È stato un personaggio carismatico, proveniente da un universo con identità multiple, che si è trovato da un giorno all’altro a dover scegliere se essere serbo o croato".

Perché secondo lei è stato tanto amato dalla tifoseria?

"Da un lato c’è il Mihajlovic allenatore e trascinatore, una sorta di maître-à-penser che col suo carisma è stato in grado di prendere per mano la sua squadra: e ricordiamo che è stato tanto amato quanto è stata cocente la delusione maturata con ‘Pippo’ Inzaghi. Poi c’è l’aspetto della schiettezza, che è la prima dote che si chiede a un allenatore. È stato un uomo diretto a partire dalle conferenze stampa, il che lasciava intendere che in spogliatoio non le mandava a dire". Cosa ne pensa delle polemiche circa il suo esonero a settembre?

"È stato un avvicendamento troppo brusco e improvvido dopo solo cinque giornate. Ma il vero tema credo sia un altro. Quante società, nelle sue condizioni, lo avrebbero riconfermato al termine della passata stagione?".

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