Il Tecnopolo che studia la medicina del futuro

Il centro di ricerca ozzanese intitolato a Rita Levi Montalcini ha compiuto sei anni ed è all’avanguardia nella sanità

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Investimenti sul personale e sulle tecnologie, supporto ai giovani ricercatori, potenziamento infrastrutturale, oltre a una sempre più fitta rete di collaborazione con le aziende: sono questi in sintesi gli assi portanti della crescita del Tecnopolo di Bologna, sede di Ozzano - ‘Rita Levi-Montalcini’, presentati ieri nel corso di una visita della delegazione regionale che ha consentito di fare il punto sui primi sei anni di attività. Luciana Giardino e Laura Calzà, rispettivamente presidente e direttore scientifico di Fondazione Iret – ente di ricerca scientifica indipendente e nonprofit e gestore del Tecnopolo e Paolo Celli, manager del Tecnopolo – hanno illustrato i risultati raggiunti, le strategie generali e i progetti.

"In questa fase post-pandemica risulta determinante essere in grado di intercettare le opportunità offerte non solo dalla programmazione europea e da quella regionale, ma anche dal Pnrr e su questi assi si orienta l’azione del Tecnopolo. – ha dichiarato la presidente Luciana Giardino –. Siamo quotidianamente impegnati per riconfermare il ruolo del Tecnopolo sia a servizio delle attività di R&D, sia al servizio della comunità". Il Tecnopolo opera nello sviluppo di nuovi farmaci convenzionali ed innovativi, di soluzioni per la medicina rigenerativa anche con biomateriali; utilizza le tecniche bioinformatiche e le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale per sviluppare nuovi approcci per la diagnostica e per la terapia. L’importanza della rete dei tecnopoli è stata richiamata anche dall’assessore allo sviluppo economico Vincenzo Colla, presente con la collega di giunta Paola Salomoni: "La rete dei Tecnopoli in regione è una rete di vere e proprie eccellenze – ha detto Colla –. Il Tecnopolo di Ozzano dimostra come il dialogo costante tra i laboratori di ricerca, la didattica e formazione universitaria e il sistema delle imprese sia in grado di garantire il progresso delle conoscenze e il loro trasferimento per la crescita e lo sviluppo dell’industria farmaceutica, bio ed elettromedicale e della strumentazione diagnostica. Oggi ho incontrato ricercatrici e ricercatori che hanno lavorato con la professoressa Montalcini. Sono grandi ‘teste’ come queste che permettono alla regione Emilia-Romagna di affermarsi sempre più come un Campus di alta tecnologia e di innovazione trasversale".

Zoe Pederzini

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