di Amalia Apicella
"La stessa città che avevamo visto due giorni prima in tutta la sua bellezza, umana e architettonica, era ridotta a un cumulo di macerie e di persone spaventate, che si accampavano per la strada perché dopo il terremoto si sentivano al sicuro solo lì".
È appena tornato da Marrakech, Nicola Medici, geometra di 27 anni, di Bologna, che era partito per una vacanza assieme a tre amici. "È stato toccante vedere il prima e il dopo – racconta Nicola –. Era sparito anche il mercato tradizionale, che è un po’ il volto della città antica. Le ceramiche e i loro souvenir rotti erano ammucchiati e buttati agli angoli delle strade".
Quando siete arrivati in Marocco?
"Martedì scorso. Abbiamo subito visitato la medina (città vecchia) di Marrakech e i giardini segreti. I giorni dopo ci siamo spostati in altre città. Venerdì, dopo il terremoto, siamo tornati a Marrakech e non era più la stessa".
Dove eravate la sera della prima scossa?
"In un villaggio sul mare, a Imsouane. Più vicini all’epicentro rispetto a Marrakech. Verso le undici di sera, un’ora della prima scossa, eravamo già in hotel. Ha iniziato a tremare tutto. In pochi secondi tutto il palazzo si scuoteva ed è saltata la luce".
E come avete reagito?
"Siamo andati nel panico. Due dei ragazzi che erano in vacanza con me stavano anche pensando di buttarsi dal balcone. Poi nel giro di poco è finito. Tempo di realizzare cosa stesse succedendo, prendere gli zaini, raggiungere gli altri turisti sulla strada e la situazione era già più tranquilla".
Avete avvertito solo la prima scossa?
"Sì, quella di assestamento, che c’è stata poco dopo, non l’abbiamo proprio percepita. Probabilmente perché eravamo già sulla strada e l’epicentro era un po’ più distante dal punto in cui ci trovavamo noi".
Quando siete tornati a Marrakech?
"Il giorno dopo, venerdì. Tornando a Marrakech, ci siamo avvicinati all’epicentro del terremoto, a 20-30 chilometri. Le case più vecchie, quelle fatte di terra, mattoni e legno, erano ridotte a un cumulo di macerie. Era come se una collina avesse franato e si fosse portata via tutto. È stato toccante: la medina era un labirinto, ogni cento, duecento metri, vedevi un palazzo o una casa crollata".
L’ambasciata vi ha contattati? "Non ci ha contattato nessuno. So che altri turisti hanno chiamato l’ambasciata per chiedere come muoversi, ma noi avevamo il volo di ritorno domenica e l’aeroporto di Marrakach era già attivo".