Il tribunale dà l’ok al concordato, per il futuro della Sele si aprono nuovi spiragli

Si allargano gli spiragli per il futuro di Sele Srl, storico produttore di ascensori di Castenaso. Il 26 ottobre il tribunale ha concesso all’azienda l’ammissibilità al concordato, che sarà in continuità. Insomma Sele continuerà a esistere. A darne conto ieri è stata, per prima, la Fiom Cgil. Ora si attende l’adunanza dei creditori (il 26 gennaio) e, se anche in quel passaggio andrà tutto liscio, arriverà l’omologa del concordato. A quel punto l’azienda andrà all’asta, anche se non è escluso che offerte vincolanti possano esserci pure prima. Il piano di concordato prevede una quota di rimborso dei creditori che, secondo il commissario incaricato dal Tribunale, non sarà inferiore al 19,4%, mentre l’amministratore giudiziario Fortunato Sandro Macrì stima un 32,7% con la possibilità di arrivare oltre il 70% se si realizzassero le ipotesi migliorative. Al di là dei tecnicismi quello del 26 ottobre è uno snodo fondamentale. I guai erano iniziati con un contenzioso nato da un’azione dei soci di minoranza nei confronti di quelli di minoranza: a gennaio 2020, quasi due anni fa, il Tribunale aveva revocato il cda e nominato l’amministratore giudiziario, che poi a maggio dello stesso anno aveva presentato domanda di concordato in bianco. L’azienda all’epoca contava poco meno di 70 dipendenti, poi diventati 35 attraverso uscite volontarie. Chi è rimasto è stato coperto dalla cassa Covid fino a giugno di quest’anno e da agosto è in vigore per un anno la Cigs: "Anzi, se aumentiamo le vendite c’è paradossalmente la possibilità che Sele debba assumere", commenta Macrì. Per l’amministratore la speranza è che l’ammissione del concordato sia la svolta: "Dopo un anno e mezzo di sacrifici stiamo lottando con tutti i dipendenti che sono rimasti. Ora Sele è in perfetto e sano equilibrio. Spero che ci sia un compratore che possa investire sull’azienda, che è pulita dai debiti e ha un mercato di riferimento". Mercato spinto anche dai numerosi bonus edilizi attualmente in vigore. "Sono soddisfatta fino a un certo punto, ho perso metà dei dipendenti – commenta Erminia Mazza, funzionaria della Fiom Cgil -. Però poteva andare peggio. Continuerà a esistere un’azienda che si chiama Sele con i dipendenti attuali e probabilmente con un’aggiunta, perché nel tempo si sono perse professionalità e posizioni che andranno in qualche modo ricoperte".

Riccardo Rimondi

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