Bologna, imprenditrice arrestata. "Ha sfruttato 300 badanti"

Il Gip: "Tariffe orarie alte per il servizio, ma alle lavoratrici andavano compensi irrisori”

La Guardia di Finanza ha sequestrato i locali

La Guardia di Finanza ha sequestrato i locali

Bologna, 12 maggio 2020 – E' accusata di aver sfruttato oltre 300 badanti provenienti dall'Est Europa. Per questo motivo un'imprenditrice è stata arrestata dalla Guardia di Finanza di Bologna su disposizione del giudice delle indagini preliminari Domenico Truppa.

La donna, una 46enne residente a San Lazzaro, è amministratrice di alcune cooperative e società attive in tutta la provincia di Bologna, che offrivano servizi di assistenza diurna e notturna a favore di anziani e malati. Oltre all’arresto (la donna è ai domiciliari) sono stati sequestrati i locali, situati a Bologna e a Casalecchio di Reno, dove avevano sede le cooperative e le società gestite in maniera illecita.

L'indagine scaturisce da alcuni controlli effettuati dall’Inps di Bologna nei confronti delle società riconducibili all’imprenditrice, dai quali erano emerse numerose irregolarità per quanto riguarda la normativa che regola i rapporti di lavoro.

“Alte tariffe orarie, compensi irrisori alle badanti”

I successivi approfondimenti investigativi eseguiti dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia economico finanziaria, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bologna, hanno permesso di accertare come l’arrestata, approfittando dello stato di bisogno delle lavoratrici, molto spesso in difficoltà economiche perché da poco giunte in Italia, offrisse contratti a progetto per mascherare rapporti di lavoro subordinato; corrispondendo, precisa il Gip ,“compensi irrisori (a fronte di alte tariffe orarie che venivano richieste per assistere gli anziani bisognosi di cure) senza la possibilità di fruire ferie, e più in generale in totale spregio di qualsiasi norma che disciplina i rapporti di lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Le badanti venivano reclutate, con l’ausilio di un dipendente anch’egli indagato ma a piede libero, attraverso annunci su internet oppure manifesti pubblicitari affissi nei pressi delle fermate da cui partono gli autobus per l’Est Europa o annunci sui giornali.

Inoltre, con precisi intenti speculativi e tendenti a massimizzare i propri illeciti profitti, l’indagata ometteva di versare, in numerose circostanze, i contributi spettanti ai dipendenti, rendendosi anche responsabile di gravi violazioni alla normativa fiscale e previdenziale, oltre a riuscire a conquistare ampie quote di mercato dal momento che, grazie ai risparmi illeciti ottenuti a danno dei lavoratori e dell’erario, riusciva ad offrire i propri servizi a prezzi molto più bassi della concorrenza.

In aggiunta, i conti correnti delle società cooperative – che formalmente avrebbero dovuto perseguire scopi mutualistici a beneficio di tutti i lavoratori – sono stati prosciugati dall’imprenditrice anche per acquistare numerosi beni di lusso (gioielli, borse e viaggi) non rientranti tra le primarie esigenze funzionali delle società, ma destinati al puro godimento personale.

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