Imu prima casa, a Bologna cartelle a 2mila famiglie

Nodo doppia abitazione e residenza. Zanni (Confabitare): "Ricorso e class action". L’assessore Conte: "Seguiamo la Cassazione"

L’assessore al Bilancio, Davide Conte

L’assessore al Bilancio, Davide Conte

Bologna, 3 maggio 2021 - Sono più di duemila le cartelle esattoriali per il recupero dell’Imu prima casa arrivate alle famiglie bolognesi. Cartelle recapitate al termine di accertamenti sui coniugi che risultano risiedere in due case in città diverse, fino ad oggi considerate entrambe abitazioni principali e, quindi, non soggette al pagamento della tassa. Il Comune di Bologna (unico in Italia) ha iniziato a rivalersi sull’Imu mancata del 2015, ma ha diritto a riscuotere fino al 2020 (senza fretta). Da qui è partito il tam tam di telefonate alle associazioni di categoria, denunciato da Alberto Zanni, numero uno di Confabitare: "Non si tratta di furbetti che mascherano la seconda casa al mare come abitazione principale per avere le agevolazioni. C’è gente che risiede in due case di proprietà in due Comuni diversi per motivi lavorativi e si ritrova questa spada di Damocle di 5 anni di arretrati da pagare".

L’assessore al Bilancio Davide Conte spiega che sono "17mila i nuclei bolognesi con almeno due immobili in Comuni differenti. Di questi, poco piu di duemila hanno ‘spezzato’ il nucleo per godere del vantaggio fiscale. Non si tratta di furbetti, ma di una interpretazione della norma che è stata superata dalla Cassazione. C’era un’incertezza interpretativa, poi definita dagli ermellini". E a chi critica l’eccesso di solerzia del Comune nel riscuotere, il titolare del Bilancio risponde ricordando l’efficienza tutta bolognese nel pagamento delle fatture.  

Ma le spiegazioni non bastano ai cittadini che, considerando l’importo medio di ogni cartella di circa 1.500 euro, si ritrovano a a dover sborsare complessivamente 7.500 euro circa. Insomma, un mezzo salasso. Il caso era emerso a febbraio, quando il Comune raggiunse 106 nuclei famigliari, prendendo di mira mogli o mariti con le prime case al mare o montagna. Tutto nasce dal chiarimento della Cassazione del 2020. Una sentenza che arriva dopo un’evidente confusione normativa e che ha un obiettivo: evitare i cosiddetti ’furbetti’ che mascherano la seconda casa in località turistica piazzandovi lì la residenza per ottenere il vantaggio fiscale. E per coloro che, magari, hanno la doppia abitazione (e residenza) per motivi lavorativi? "I cittadini sono in rivolta. Qualche furbetto ci sarà e non lo aiutiamo. Ma chi magari è separato non ufficialmente e vive in due case diverse o lavora in città differenti perché mai dovrebbe pagare la doppia Imu?". Da qui, Confabitare, gratuitamente, ha già fatto ricorso in commissione tributaria e prepara la class action per chi lo richiederà.  

"Proponiamo di evitare di pagare gli arretrati di 5 anni, causa incertezza. In più, visto che a livello nazionale lo Stato rottamerà le cartelle fiscali, chiediamo che il Comune di Bologna faccio lo stesso", incalza Zanni. Il rebus dell’Imu risale al 2012, quando il ministero dell’Economia e delle finanze interpretò possibile non pagare l’Imu se i due coniugi vivevano e avevano la residenza in due case diverse. La Cassazione, però, si è espressa in maniera opposta. Risultato: ora entrambi gli immobili sono soggetti alla tassa.  

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